Chernobyl, non solo cani: anche gli uccelli si sono geneticamente modificati

Una nuova ricerca ha rivelato variazioni nelle diete e nei microbiomi intestinali degli uccelli canterini che si trovano nella zona di esclusione di Chernobyl, in Ucraina. È quanto emerge dal primo studio che ha esplorato il comportamento riproduttivo e le prime fasi di vita degli uccelli in questi ambienti radiologicamente contaminati

La zona radioattiva di Chernobyl, nota anche – non a caso – come “zona di esclusione” o “alienazione”, è un’area di circa 2.600 km quadrati di terreno radiologicamente contaminato che circonda la centrale nucleare. I livelli di contaminazione sono disomogenei in tutta la zona, ma qui, proprio da queste parti, non è mutato solo il terreno: questo è diventato l’habitat di un discreto numero di specie animali tutti geneticamente modificati.

Contrariamente a quanto si pensò ai tempi del disastroso incidente, infatti, ossia che i tempi di dissolvimento delle radiazioni e gli effetti sull’ambiente sarebbero durati secoli rendendo impossibile ogni forma di vita, quella grande area compresa tra Ucraina e Bielorussia è diventata piuttosto il rifugio di cani, gatti, volpi, orsi bruni, bisonti, lupi, linci, cavalli, pesci e oltre 200 specie di uccelli. Proprio questi sono stati oggetti di un ultimo studio, il primo – in realtà – che ha messo sotto esame il comportamento riproduttivo e i primi anni di vita degli uccelli che crescono nell’habitat contaminato dalle radiazioni.

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Lo studio

Presentata in occasione della conferenza annuale della Society for Experimental Biology di Praga, la ricerca ha messo in evidenza delle grandi differenze nelle diete e nei microbiomi intestinali degli uccelli, in particolare focalizzandosi su  due comuni specie di uccelli canterini europei, la cinciallegra Parus major e la balia nera Ficedula hypoleuca.

Secondo lo studio, il tasso di occupazione dei nidi era più basso nelle aree contaminate e i nidiacei di entrambe le specie avevano effettivamente una maggiore diversità di insetti nella loro dieta nelle aree contaminate mentre i livelli di radiazioni ambientali non erano associati a diversità batterica del microbioma intestinale.

Questi risultati creano un interessante background per comprendere l’ecologia aviaria nelle aree contaminate radiologicamente – conclude Piirto. Ci forniscono preziose nuove informazioni sugli effetti che le radiazioni hanno sugli uccelli giovani, un’area di ricerca che fino ad ora non era chiara. La contaminazione radiologica crea un ulteriore fattore di stress a cui gli organismi devono far fronte, portando a una miriade di conseguenze che non sono ancora del tutto comprese. Studiarne gli effetti è fondamentale se l’umanità vuole perseguire un futuro ancora più nucleare.

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