Una fabbrica chimica abbandonata in Siberia potrebbe causare un disastro ambientale simile all'incidente nucleare di Chernobyl del 1986
Una fabbrica chimica abbandonata in Siberia potrebbe causare un disastro ambientale simile all’incidente nucleare di Chernobyl del 1986. Si tratta dell’impianto di Usolyekhimprom, che è stato abbandonato a causa del suo fallimento nel 2017. Ora i suoi serbatoi (alcuni presurrizzati), pieni di rifiuti petroliferi e mercurio, potrebbero potenzialmente scoppiare e sfociare in un grande fiume siberiano, l’Angara.
A Usolyekhimprom si producevano cloro e altre sostanze chimiche tossiche, i cui resti abbandonati ora preoccupano i funzionari ambientali, come Svetlana Radionova, che ha visitato la struttura di recente, scoprendo questa bomba ambientale pronta ad esplodere.
“Questo è essenzialmente il territorio di una catastrofe ambientale – ha detto Radionova in un’intervista al quotidiano Izvestia – Dobbiamo agire ora, altrimenti avremo una ‘Chernobyl ecologica’. Nessuno sa cosa ci sia qui. Questa è una fabbrica enorme, chimicamente pericolosa che ora versa in uno stato di semi distruzione”.
La storia di Usolyekhimprom
In epoca sovietica qui venivano prodotti cloro, soda caustica, perossido di idrogeno, vernici, smalti, silicio policristallino e altri prodotti e l’impresa prosperò per anni. Il lavoro nell’industria chimica era considerato prestigioso, vi lavoravano più di 15mila dipendenti. Tuttavia, con l’avvento della perestrojka e della concorrenza, i giorni d’oro della compagnia e della città stessa finirono ben presto. Nel 1998 il laboratorio di elettrolisi del mercurio ha cessato di esistere. Nel 2012, l’impresa ha subito massicci licenziamenti di lavoratori e nel novembre 2017 l’impresa è scomparsa. Ma la città stessa divenne una zona disastrata, sia economicamente (la gente non aveva un posto dove lavorare) che ambientalmente. Nessuno si è occupato delle sostanze chimiche, furono abbandonate nel vecchio edificio in cisterne. Nell’ottobre 2018, a causa del pericolo di fughe di queste sostanze molto velenose, tra cui il mercurio. per questo Svetlana Radionova ha definito la situazione ecologica pari a quella di Chernobyl.
La bonifica
Intanto il governo, che poi è intervenuto per tentare di mettere in sicurezza la fabbrica e bonificare il territorio, ha fatto sapere che verranno presto terminati i lavori per mettere in sicurezza il mercurio, si suppone entro il mese di agosto.
“Ci sarà un prato verde lì. Elimineremo tutto e riqualificheremo il sito. Abbiamo raccolto il mercurio in contenitori sigillati e lo abbiamo immagazzinato. Non appena l’ecotechnopark (il tecnoparco per il trattamento dei rifiuti industriali che qui si vuole realizzare, ndr) inizierà a funzionare, elaboreremo tutto e venderemo il mercurio puro”, fa sapere il vicedirettore generale per la realizzazione dei progetti ambientali della FEO .
Resta il fatto che dopo la sua chiusura, l’impianto non è stata demercurizzato e sotto l’edificio c’è ancora mercurio, trattenuto dall’argilla. Secondo gli ultimi dati, il volume dei rifiuti petroliferi accumulati nel sottosuolo è di circa 18mila tonnellate.
A luglio, il presidente russo Vladimir Putin aveva ordinato di iniziare a smaltire i rifiuti chimici il prima possibile. Nel 2020, con l’aiuto dei militari, sono state eliminate le strutture più pericolose, tra cui lo smantellamento della fabbrica di elettrolisi del mercurio e la neutralizzazione dei contenitori con prodotti chimici.
Oggi, però, giorno in cui torna vivo il pauroso ricordo della centrale nucleare di Chernobyl da cui nell’aprile 1986 partì il peggior incidente nucleare del mondo, che ha costretto decine di migliaia di persone ad evacuare mentre vomitava il suo materiale nucleare e tossico su tutta l’Europa, Usoliekhimprom torna a presentare il conto della pesante eredità dell‘inquinamento chimico e ambientale troppo a lungo rimasto impunito.