Mentre la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP29) si svolge a Baku, un'installazione artistica a grandezza naturale di una balena spiaggiata scuote le coscienze. L'opera, creata dal collettivo belga Captain Boomer, è un potente monito sulle conseguenze del riscaldamento globale e sull'urgente necessità di proteggere gli oceani
Sul lungomare di Baku, il modello di un capodoglio spiaggiato ha catturato l’attenzione di delegati e cittadini, trasformando un’opera d’arte in un potente simbolo di denuncia ambientale. Questa installazione, opera del collettivo artistico belga Captain Boomer, è stata inaugurata per coincidere con la COP29, la conferenza sul clima ospitata dall’Azerbaijan, ed è un richiamo viscerale all’urgenza di proteggere i mari e i suoi abitanti.
Il capodoglio, lungo 16 metri, costruito con una minuziosa attenzione ai dettagli, riesce a ingannare l’occhio umano, dando l’impressione di un vero cetaceo disteso sulla spiaggia. Questa creazione ha già viaggiato per il mondo, apparendo in città come Parigi, Zurigo e Bordeaux, ma la sua presenza a Baku, in concomitanza con la COP29, ne amplifica il significato.
L’installazione è una dichiarazione che richiama alla mente gli eventi drammatici delle spiagge di tutto il mondo, dove balene e delfini vengono trovati morti, spesso a causa dell’inquinamento e del degrado degli habitat marini. L’intento del collettivo Captain Boomer è chiaro: scuotere le coscienze, stimolare domande e spingere all’azione.
La COP29, ospitata per la prima volta dall’Azerbaijan, rappresenta un momento cruciale per la politica climatica globale. Con un focus su un “Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato” per la finanza climatica, la conferenza mira a garantire finanziamenti più equi e ambiziosi per combattere il cambiamento climatico. Il motto dell’evento, “Stiamo insieme per un mondo verde!”, sottolinea l’importanza della cooperazione internazionale, si legge sul giornale azero News.az.
L’Azerbaijan si è presentato come un Paese impegnato nella sostenibilità, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 35% entro il 2030 e del 40% entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990. “Questi impegni si riflettono anche nelle iniziative interne, come la designazione delle regioni di Garabagh e East Zangezur come “zone verdi”, dove il ripristino ambientale e l’uso di tecnologie smart stanno tracciando una nuova via per lo sviluppo”.
L’anno 2024 è stato dichiarato “Anno della solidarietà mondiale verde” dal presidente Ilham Aliyev, sottolineando la volontà del Paese di giocare un ruolo di collegamento tra le nazioni sviluppate e quelle in via di sviluppo, in modo da promuovere una collaborazione globale contro il cambiamento climatico, continua l’articolo.
Peccato che queste dichiarazioni non trovino grande corrispondenza con quelle proposte, proprio alla COP29, dal presidente dell’Azerbaijan, Ilham Aliyev, che ha difeso fermamente il ruolo del suo Paese come produttore di combustibili fossili. “Non è giusto chiamarci ‘petrostato’“, ha spiegato, definendo le risorse naturali del Paese, come il petrolio e il gas, un “dono di Dio” e ribadendo che ogni Paese ha il diritto di sfruttare le proprie risorse naturali per il bene dei propri cittadini.
La balena spiaggiata a Baku non è solo una scultura temporanea; è un manifesto visivo, un avvertimento che risuona oltre i confini della città e della COP29 stessa. Come evidenziato da FINS Initiative, promotrice dell’evento, l’installazione invita tutti a riflettere sull’interconnessione tra l’umanità e il mare, sulla fragilità degli ecosistemi e sulla necessità di interventi rapidi per prevenire disastri futuri.
Il messaggio della balena è semplice, ma potente: il cambiamento climatico di origine antropica non è un problema astratto né distante, ma una realtà che tocca ogni angolo del Pianeta, dalle foreste ai fondali oceanici. È un richiamo a considerare la protezione della biodiversità e degli oceani come un imperativo per il futuro dell’umanità.
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