Il CETA, il promo accordo commerciale tra UE e Canada, sta ormai andando incontro al fallimento a favore di una vittoria dei cittadini e della società civile e grazie all’impegno dei produttori responsabili, contro le multinazionali.
Il , il promo accordo commerciale tra UE e Canada, sta ormai andando incontro al fallimento a favore di una vittoria dei cittadini e della società civile e grazie all’impegno dei produttori responsabili, contro le multinazionali.
“Il Belgio non è nella posizione di firmare il CETA”. Con queste lapidarie parole il primo ministro belga Charles Michel chiude la partita sull’Accordo di liberalizzazione commerciale con il Canada. “La Vallonia, il Governo di Bruxelles capitale e la comunità francese hanno detto No”.
Stop TTIP Italia ricorda come, dopo l’afflosciamento del negoziato sul TTIP, la Commissione Europea abbia provato a forzare sull’approvazione del CETA, tentando di trasformare un accordo evidentemente misto, che richiede la ratifica dei Parlamenti nazionali, in uno EU only e a modificare alcuni dei capitoli più problematici, come l’arbitrato sugli investimenti, con uno specchietto per le allodole come l’imitazione di una vera corte internazionale (ICS).
Oggi, però, il campione socialdemocratico di CETA e TTIP, Bernard Lange, è costretto a ammettere su Twitter che:
“Il CETA è fallito. L’Unione europea non è più capace di creare un compromesso sociale, ha bisogno di un profondo riorientamento verso le aspettative dei cittadini”.
CETA gescheitert, EU nicht mehr fähig zum gesellschaftlichen Kompromiss, grundlegende Neuausrichtung auf Lebenserwartungen der Bürger nötig
— Bernd Lange (@berndlange) 24 ottobre 2016
“Lo stop del percorso di approvazione del CETA mostra quanto siano l’inadeguatezza e l’insostenibilità delle politiche sostenute dalla Commissione Europea a creare le condizioni per i propri fallimenti” – sottolinea Monica Di Sisto, di Fairwatch e portavoce della Campagna Stop TTIP Italia.
Leggi anche: #STOPCETA: COS’È E PERCHÉ VA FERMATO L’ACCORDO COMMERCIALE TRA EUROPA E CANADA
“La posizione della Vallonia, tutt’altro che nazionalistica e autarchica, ha ribadito come per alcuni capitoli estremamente delicati e rischiosi come quello dell’arbitrato per le imprese, dello sviluppo sostenibile, l’innalzamento degli standard di qualità, non ci siano le tutele necessarie. Quello che è emerso con il caso della regione belga è ciò che le campagne Stop TTIP/CETA hanno ribadito per oltre due anni, ma che la Commissione Europea ha pensato bene di ignorare. Rimaniamo comunque con gli occhi aperti, è necessario che il Consiglio Europeo si esprima in modo incontrovertibile sulla situazione. Per questo chiediamo che sospendano ufficialmente l’approvazione del CETA e il negoziato TTIP, cambiando radicalmente rotta” – ha spiegato Stop TTIP Italia.
Leggi anche: STOP AL TTIP: FIUME DI FOLLA A BERLINO PER FERMARE IL TRATTATO COMMERCIALE UE-USA (VIDEO)
Per dimostrare con i fatti che il no al CETA non è figlio del nazionalismo e della miopia politica, come pure alcuni da parte socialdemocratica e centrista sembrano voler sostenere, la Campagna Stop TTIP Italia pubblica il nuovo e scottante rapporto “Butta quella pasta! Perché il CETA va fermato subito” dove si affrontano con numeri e dati in 14 pagine l’impatto rovinoso che il maggior ingresso di grano e di pasta canadesi avrebbero sui produttori italiani, sulla protezione delle nostre paste e dolci di eccellenza e sulla tutela della nostra salute che verrebbe minacciata da prodotti con più pesticidi, tossine e Ogm.
IL TTIP È FALLITO, L’EUROPA NON ACCETTA LE RICHIESTE DEGLI USA
“Come Campagna Stop TTIP Italia abbiamo comunque scelto di non abbassare la guardia” conclude Marco Bersani, di Attac e tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP Italia. “Il TTIP e il CETA non sono stati ancora definitivamente messi in un cassetto e per questo il 5 novembre organizzeremo eventi in diverse città italiane, per ribadire la nostra contrarietà a una politica di liberalizzazione commerciale non più accettabile. Abbiamo contribuito a bloccare il CETA e il TTIP ma ci sono altre sfide come il TiSA, l’accordo di liberalizzazione sui servizi, e altri accordi come quello con la Tunisia e con il Mercosur che meritano altrettanta attenzione e mobilitazione”.
Marta Albè