La subsidenza potrebbe colpire 1,2 miliardi di persone nei prossimi 20 anni, con conseguenze economiche e sociali gravissime
Secondo un recente studio, entro il 2040 il 19% della popolazione mondiale potrebbe essere colpito dal cedimento della superficie del suolo.
Il fenomeno, noto come subsidenza, è provocato soprattutto da attività umane tra cui l’estrazione di acqua dalle falde ed è conosciuto da almeno cento anni. In precedenza, però, le sue conseguenze erano state valutate solo a livello locale. Oggi, invece, un gruppo di ricercatori guidato dall’Istituto geologico e minerario spagnolo (IGME) ha esaminato il fenomeno a livello globale e realizzato una mappa per identificare le aree maggiormente a rischio.
La mappa è stata sviluppata grazie a un modello che combina analisi spaziali e statistiche volte a individuare la suscettibilità alla subsidenza delle varie aree del Pianeta in base a fattori come le inondazioni, l’esaurimento delle acque sotterranee e la composizione del terreno. I suoli ricchi di argilla, ad esempio, risultano più soggetti a cedimenti.
In base ai risultati dello studio, pubblicato pochi giorni fa sulla rivista Science, entro i prossimi 20 anni circa 1,2 miliardi di persone – che rappresentano il 21% del PIL globale – saranno interessate dal fenomeno.
Con tassi di subsidenza fino a 28 centimetri all’anno, l’Asia sarà il continente più colpito. Qui, l’86% della popolazione potrebbe essere esposta alla minaccia del lento e silenzioso processo dell’abbassamento della superficie del suolo.
Il cedimento del terreno aumenta sensibilmente il rischio di inondazioni, soprattutto in zone di pianura, nei pressi di bacini fluviali e nelle regioni costiere. Gli allagamenti, anche quando non provocano morti e feriti, causano gravi danni a infrastrutture, edifici e abitazioni, con importanti ripercussioni economiche e sociali.
La mappa predisposta dal team scientifico dell’IGME vuole essere uno strumento utile per la gestione del territorio da parte delle autorità. Ad esempio, può essere utilizzata per decidere dove è meglio non costruire o per attuare politiche di prevenzione.
La mappa è pubblica e può essere consultata da chiunque nel mondo, anche da cittadini che vogliono sapere se il luogo in cui vivono e lavorano si trova in un’area a rischio.
Fonti di riferimento: Science/IGME
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