Finalmente l’Italia, dopo sei lunghi anni e quattro governi, approva il PNACC. Il via libera è arrivato con il Decreto del MASE n. 434 del 21 dicembre 2023. Previste 274 azioni “soft” su un totale di 361 misure individuate dagli esperti (e occorre stanziare le risorse economiche necessarie)
L’Italia si trova nel cosiddetto “hot spot mediterraneo”, un’area identificata come particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici. Il territorio nazionale è, inoltre, notoriamente soggetto ai rischi naturali (fenomeni di dissesto, alluvioni, erosione delle coste, carenza idrica) e già oggi è evidente come l’aumento delle temperature e l’intensificarsi di eventi estremi connessi ai cambiamenti climatici (siccità, ondate di caldo, venti, piogge intense, ecc.) amplifichino tali rischi i cui impatti economici, sociali e ambientali sono destinati ad aumentare nei prossimi decenni.
Così si apre il tanto atteso Piano Nazionale Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) che ha avuto, finalmente, il via libera. Un quadro, quello delineato nel documento, ampiamente proiettato su tutte quelle che sono tutte le criticità dell’impatto del climate change sui nostri territori. Una conoscenza non improvvisata. Eppure, per avere un PNACC ci abbiamo messo anni.
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Era il 2018 quando il Governo Gentiloni e l’allora Ministro dell’ambiente, Gianluca Galletti, presentarono la prima bozza di Piano pubblicandola sul sito del ministero. Da allora si sono succeduti tre governi – il Conte 1, il Conte 2 e il Governo Draghi – e 2 Ministri – Sergio Costa e Roberto Cingolani – ma nessuno ha mai adottato il documento in questione. Solo a fine 2022 è arrivato un primo segnale di svolta con la pubblicazione sul sito del MASE, guidato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, della bozza aggiornata del Piano, seguita dalla fase di consultazione e dall’approvazione finale.
Ora però ricordiamo al Ministro dell’ambiente e al Governo Meloni che per attuare il PNACC sarà fondamentale stanziare le risorse economiche necessarie e ad oggi ancora assenti, non previste neanche nell’ultima legge di bilancio, altrimenti il rischio è che il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici resti solo sulla carta – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. Sarà, inoltre, importante approvare un PNIEC, Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, con obiettivi più ambiziosi di produzione di energia rinnovabile e di riduzione di gas climalteranti al 2030; una legge sullo stop al consumo di suolo che ancora manca all’appello dopo oltre 11 anni dall’inizio del primo iter legislativo, semplificando anche la demolizione e la ricostruzione degli edifici esistenti ed entro tre mesi si emani il decreto che attiva l’Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, con funzione di coordinamento tra i livelli di governo del territorio e dei vari settori.
Cos’è il Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici
Si tratta di uno strumento di indirizzo nazionale per “l’implementazione di azioni finalizzate a ridurre al minimo possibile i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, a migliorare la capacità di adattamento dei sistemi socioeconomici e naturali”, una sorta di lista degli interventi settoriali individuati da un gruppo multidisciplinare di esperti che ha collaborato alla elaborazione PNACC del 2018. P
In particolare, ci sono 361 misure di carattere nazionale e/o regionale in grado di incidere su uno o più settori tra:
- acquacoltur
- agricoltura
- energia
- turismo
- foreste
- dissesto idrogeologico
- desertificazione
- ecosistemi acquatici e terrestri
- zone costiere; industrie
- insediamenti urbani
- patrimonio culturale
- risorse idriche
- pesca
- salute
- trasporti
Per ognuna di queste 361 azioni esiste un’ulteriore classificazione in: soft, green o grey nel caso in cui, rispettivamente: non richiedono interventi strutturali e materiali diretti, siano interventi materiali identificati come soluzioni basate sulla natura, siano azioni materiali su impianti, materiali e tecnologie, infrastrutture o reti.
Il via libera ufficiale è arrivato alla fine del 2023 con il Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica n. 434 del 21 dicembre 2023.
QUI puoi consultare tutto il PNACC.
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