La catastrofe in Emilia-Romagna è la prova della fragilità del nostro territorio (e ci ricorda che non abbiamo fatto quasi nulla per proteggerlo)

In Emilia-Romagna il fango e l'acqua stanno sommergendo strade e case e seminando distruzione. Ma quanto sta accadendo è davvero così inaspettato? La risposta è no, visto che si tratta è la Regione italiana più a rischio dissesto idrogeologico. Quando capiremo che senza prevenzione queste catastrofi saranno sempre più frequenti?!

Una ventina i fiumi esondati, 35 i comuni allagati fra la Romagna e il Bolognese, decine le frane sul territorio e ancora incalcolabili i danni all’ambiente e alle infrastrutture. In Emilia-Romagna sembra l’apocalisse, eppure c’è chi ancora si ostina a parlare di semplice “maltempo”.

La verità è un’altra: ciò che sta accadendo non è normale, e sono il sintomo di una gravissima crisi climatica che non siamo in grado di gestire. Forse alluvioni di questa portata in pieno maggio non si erano mai viste: in 36 è caduta l’acqua che generalmente cade nell’arco di mezzo anno, come evidenziato dal ministro per la Protezione civile e le Politiche del Mare.

alluvioni emilia romagna

@ARPA Emilia Romagna

Mentre i Vigili del Fuoco, i volontari e le squadre della Protezione Civile stanno facendo tutto il possibile per salvare persone e liberare strade bloccate da fango e detriti, il bilancio dei morti è salito a 9 e gli sfollati sono migliaia. Siamo di fronte a quello che l’assessora regionale alla Protezione civile Irene Priolo ha definito un “teatro di guerra”.

L’elevato rischio alluvioni e frane in Emilia-Romagna

Ma dispiacersi e esprimere vicinanza alla popolazione colpita dalla catastrofe non basta. Oltre all’angoscia, non possiamo che essere pervasi da un sentimento di rabbia perché quanto sta accadendo è la prova della fragilità di un territorio altamente fragile, esposto al rischio alluvioni e frane.

L’Emilia Romagna è tra le regioni in cui le percentuali di territorio potenzialmente allagabile così come quelle di popolazione esposta a rischio di alluvione per i tre scenari di pericolosità/probabilità, risultano superiori rispetto ai valori calcolati alla scala nazionale. – si legge nel report appena pubblicato dall’ISPRA – In particolare, l’11,6% del territorio regionale, in cui risiede poco meno del 10% della popolazione, ricade in aree potenzialmente allagabili secondo uno scenario di pericolosità elevata (ovvero inondabile per eventi con TR-tempi di ritorno compresi tra i 20 e i 50 anni). In caso di scenario di pericolosità media (TR compreso tra 100 e 200 anni) le aree potenzialmente allagabili raggiungono il 45,6% dell’intero territorio regionale e la popolazione esposta supera ampiamente il 60%.

Fra le province maggiormente esposte a rischio inondazioni spiccano Ravenna e Ferrara, con percentuali di territorio inondabile che arrivano
rispettivamente all’80% e quasi al 100%, in caso di scenario di pericolosità media da alluvioni.

rischio idrogeologico emilia romagna

@ISPRA

Inoltre, l’Emilia-Romagna si trova al secondo posto, dopo la Lombardia, per il pericolo frane sul territorio. Questi dati erano già noti ad istituzioni ed esperti, ma quanto è stato fatto per prevenire il dramma? Poco. Pochissimo. Quanto stiamo facendo a livello nazionale per combattere la crisi climatica e ridurre l’impatto delle sue conseguenze sempre più spaventose? Anche qui la risposta, ahinoi, è la stessa.

Sulla delicata questione è intervenuto anche l’ex ministro all’Ambiente Sergio Costa, con parole che condividiamo al 100%.

Prima capiremo che lo scenario è radicalmente cambiato e prima saremo pronti ad agire di conseguenza. – scrive Costa su Facebook – Ci troviamo già dentro la crisi climatica prevista dagli scienziati Onu dell’IPCC da alcuni anni. Il nostro Paese è tra i più vulnerabili del Mediterraneo. Bisognerà guardare avanti con senso di prospettiva e di visione. Con pragmatismo. Lavorando tutti insieme.

Bisognerà riprogettare i nostri territori, gli spazi, prevedere e prevenire. Non è certo tagliando del 45% i fondi per la tutela del territorio e la prevenzione del dissesto, come ha fatto il governo Meloni con l’ultima legge di Bilancio, che si danno strumenti per agire. Infatti siamo passati da 779,5 milioni del 2023 a poco meno di 419 milioni per il 2025. Quando ero ministro erano state stanziate risorse per 11 miliardi in totale. Ieri, mentre i fiumi esondavano, il governo ha posto la fiducia sul decreto del ponte sullo Stretto. La vera infrastruttura che serve al paese è un’altra. E basta accendere qualsiasi telegiornale per rendersene conto.

Il disastro che sta colpendo l’Emilia-Romagna, purtroppo, non è il primo e non è l’ultimo. Di recente è già successo a Casamicciola, sull’Isola di Ischia e quelle immagini sono ancora impresse nella nostra memoria. I fenomeni estremi sono destinati ad intensificarsi per via della crisi climatica. Quando capiremo che non possiamo più farci trovare impreparati?

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Fonti: ISPRA/Cnr/Sergio Costa

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