Scopriamo cos'è il carbone di cocco e se può essere davvero un'alternativa ecologica ai combustibili fossili
Sono ormai note a tutti le innumerevoli proprietà benefiche del cocco, frutto da cui si ricavano numerosi prodotti. Come l’acqua, dissetante e ricca di sali minerali, il latte, ricco di minerali, vitamine e grassi buoni, o ancora l’olio, molto utilizzato in ambito cosmetico ma anche come ingrediente per cucinare, soprattutto in Oriente e in Africa.
Meno conosciuto alle nostre latitudini è l’utilizzo dei gusci di cocco per farne carbone. Un derivato ottenuto bruciando questo prodotto di scarto, senza necessità di abbattere alcun albero. Un’alternativa potenzialmente ecologica rispetto al classico carbone di legna e ad altri combustibili, che contribuiscono alla deforestazione e al riscaldamento climatico. Impiegata anche nella produzione di carbonella.
La combustione dei gusci, a quanto pare, produce una minima quantità di CO² e anche per questo, il carbone di cocco suscita crescente interesse da parte delle aziende attente ai cambiamenti climatici. Importante naturalmente è che il cocco provenga da coltivazioni biologiche.
La sua produzione ad oggi è diffusa in varie parti del mondo, dall’Oriente all’Africa. In Cambogia, secondo quanto riporta Our World, i gusci di cocco potrebbero salvare le foreste, visto che a differenza del carbone di legna, il combustibile più diffuso nel paese, non richiedono appunto l’abbattimento di alberi.
Anche in Costa D’Avorio, paese dell’Africa occidentale, le palme da cocco crescono rigogliose e il carbone che deriva dal recupero dei gusci è particolarmente apprezzato dai locali per tutta una serie di vantaggi:
- si accende più rapidamente
- produce poca cenere
- produce poco fumo
- ha un odore neutro
- non genera pericolose scintille
- è più economico.
Nei paesi dove abbondano le piantagioni di cocco, questo carbone potrebbe quindi rivelarsi una buona alternativa ad altri combustibili. Tuttavia, non possiamo sottovalutare le incognite correlate, visto che è ancora poco utilizzato su larga scala. E non si sa molto al riguardo.
Certo è che essendo ricavato da prodotti di scarto, non contribuisce a un abbattimento sconsiderato di alberi, e i vantaggi sembrerebbero numerosi. Ma occorrono sicuramente approfondimenti e studi in grado di verificarne l’effettiva sostenibilità ambientale.
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