Il supervulcano dei Campi Flegrei ha riattivato il suo ciclo di eruzione. Il nuovo studio

I Campi Flegrei sono entrati in una nuova fase della loro vita. Lo rivela uno studio dell'Ingv, secondo cui in futuro potremmo assistere a un evento eruttivo di grandi dimensioni, in grado di formare una caldera

I Campi Flegrei si stanno ricaricando: per l’Ingv sono in nuovo ciclo di attività

I Campi Flegrei sono entrati in una nuova fase della loro vita. Lo rivela uno studio dell’Ingv, secondo cui in futuro potremmo assistere a un evento eruttivo di grandi dimensioni, in grado di formare una caldera.

Pubblicati su Science Advances, i dati riguardano la storia del sistema magmatico dei Campi Flegrei negli ultimi 60.000 anni. Partendo da questi, gli scienziati hanno ipotizzato che l’ultima eruzione del Monte Nuovo del 1538 potrebbe aver dato inizio a una nuova fase evolutiva della vita della caldera.

Scopo del lavoro era proprio studiare l’evoluzione del magma sul lungo periodo. Lo studio, condotto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), La Sapienza Università di Roma, Politecnico federale di Zurigo (ETH) e Università di Cardiff, ha messo in luce che negli ultimi 60.000 anni, l’area dei Campi Flegrei è stata interessata da due enormi eruzioni che hanno causato altrettanti collassi.

Le grandi quantità di magma prodotte ed emesse durante le due eruzioni hanno creato grandi depositi vulcanici noti come Ignimbrite Campana e Tufo Giallo Napoletano, con età rispettivamente di circa 39.000 e 15.000 anni. Prima e dopo questi due eventi colossali, si sono verificate decine e decine di altre eruzioni, circa 70 negli ultimi 15.000 anni.

“L’analisi è concentrata dunque sull’ultima parte di storia del vulcanismo flegreo e consente di avanzare un’interpretazione secondo cui dalle epoche con alta frequenza eruttiva si sta lentamente passando a quelle con più lungo stazionamento e accumulo dei magmi nella crosta superiore che in passato hanno preceduto la formazione di una camera magmatica persistente. In questo quadro, i magmi che hanno alimentato l’ultima eruzione dei Campi Flegrei avvenuta nel 1538, risultano composizionalmente e reologicamente simili a quel tipo di magma che in passato ha alimentato le fasi iniziali delle grandi eruzioni calderiche” spiegato Gianfilippo De Astis, ricercatore INGV e autore della ricerca.

In ogni caso, precisa lo scienziato, oggi è improbabile che si verifichi un’eruzione di questo tipo visto che non ci sono tracce della formazione di una nuova camera magmatica.

Ma c’è un ma. “In un futuro remoto che oggi non sappiamo quantificare, il continuo evolversi di questo processo potrebbe quindi rendere possibile una nuova eruzione calderica” dice.

Secondo gli autori dello studio, infatti, si passa da una condizione in cui il sistema magmatico dà vita a numerose eruzioni di taglia medio-piccola a una in cui le eruzioni diminuiscono ma nel frattempo si ha un accumulo di magmi silicei in una camera magmatica, localizzata nella crosta superiore che può gradualmente ingrandirsi.

Lo stadio successivo di questo processo vedrebbe un evento eruttivo molto più grande, in grado di formare una caldera.

I Campi Flegrei sono dei sorvegliati speciali da tempo. Dal mese di dicembre 2012, la Protezione Civile ha elevato da verde a giallo (“Attenzione”) il livello di allerta. Nessun allarmismo, solo la scoperta dell’evoluzione del vulcano più pericoloso d’Europa.

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Francesca Mancuso

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