Cambiamenti climatici: entro 80 anni scarseggerà il cibo per 9 persone su 10

Secondo una recente ricerca, mantenendo le emissioni ai livelli attuali andremo incontro a cali della produzione alimentare, pefettamente evitabili

Entro il 2100 il 90% della popolazione mondiale assisterà a un calo della produzione alimentare a causa dei cambiamenti climatici.

Secondo le proiezioni effettuate dai ricercatori della PSL Research University di Parigi, nei prossimi 80 anni la produzione agricola e la pesca diminuiranno notevolmente, esponendo nove persone su dieci a perdite alimentari in entrambi i settori.

Il riscaldamento globale sta infatti alterando le condizioni che consentono la produzione di cibo e la disponibilità degli alimenti, e questo avrà effetti a cascata sulla sicurezza alimentare e sull’economia globale.

In un recente studio, un gruppo di ricercatori ha analizzato la vulnerabilità delle società attingendo dai dati del Panel on Climate Change (IPCC), per calcolare gli impatti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura e sulla pesca marina su scala globale.

La ricerca ha analizzato le attuali tendenze relative al clima e alla crescita e alla distribuzione della popolazione, per valutare la futura disponibilità di mais, riso, soia, grano e prodotti ittici in due scenari possibili, con o senza riduzione delle emissioni, allo scopo di analizzare se una diminuzione delle emissioni di CO2 apporterebbe benefici in termine di produzione alimentare.

In uno scenario in cui non si prevede un calo delle emissioni, circa il 90% della popolazione mondiale, la maggior parte delle quali vive nei paesi più sensibili e meno sviluppati, sarà esposta a perdite di produzione alimentare entro il 2100 pari al 25% nel settore agricolo e fino al 60% in quello della pesca.

Secondo i ricercatori, le perdite saranno molto probabilmente inevitabili in alcuni luoghi del Pianeta, anche se riducessimo le nostre emissioni, ma cercare di contrastare i cambiamenti climatici potrebbe migliorare di molto la situazione.

Infatti, se si agisse per ridurre le emissioni di CO2 come previsto dall’Accordo di Parigi, per la maggior parte dei Paesi la perdita di produttività per la pesca scenderebbe al 10% e l’agricoltura registrerebbe perdite solo del 5%.

I ricercatori hanno dunque sottolineato la necessità urgente di azioni di mitigazione: i paesi principali produttori di CO2 dovrebbero impegnarsi maggiormente e da subito per ridurre le proprie emissioni e riuscire così a evitare di esporre la popolazione a fame e carestie entro i prossimi ottant’anni.

La popolazione può fare la propria parte scegliendo di ridurre o eliminare il consumo di carne e di alimenti di origine animale come uova e latticini, optando per una dieta che includa più verdura, frutta e legumi.

Recentemente un gruppo di scienziati ha lanciato un appello a tutti gli Stati affinché riducano la produzione di carne a partire dal 2030 per far fronte all’emergenza climatica.

Gli allevamenti contribuiscono infatti alla deforestazione e all’aumento di emissioni di CO2, dunque prediligendo alimenti vegetali ognuno di noi può contribuire a ridurre le emissioni e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Senza dimenticare che una dieta prevalentemente vegetariana, oltre a far bene al Pianeta contribuisce a mantenere l’organismo giovane e in salute più a lungo.

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