Tutti con la testa sotto la sabbia. Non solo metaforicamente ma anche fisicamente. Questa la protesta inscenata in Australia contro la riluttanza del governo di mettere il cambiamento climatico all'ordine del giorno al vertice del G20, che avrà luogo questo fine settimana.
Tutti con la testa sotto la sabbia. Non solo metaforicamente ma anche fisicamente. Questa la protesta inscenata in Australia contro la riluttanza del governo di mettere il cambiamento climatico all’ordine del giorno al vertice del G20, che avrà luogo questo fine settimana.
Così, a Bondi Beach, Sydney, si sono dati appuntamento in tanti. In tutto circa 400 manifestanti si sono messi in ginocchio, nascondendo simbolicamente la testa in mezzo alle dune, per far capire cosa sta facendo il governo di Tony Abbott.
Ad irritare la popolazione è proprio la mancata percezione del Primo Ministro Abbott dell’importanza di un tema come quello dei cambiamenti climatici, proprio mentre il paese si appresta ad ospitare i grandi della Terra. Decisione ancora più amara se si considera che proprio nei giorni scorsi anche i due paesi inquinatori per eccellenza, Usa e Cina, sono riusciti a raggiungere un accordo, seppur poco ambizioso, sul clima, promettendo di limitare le emissioni di anidride carbonica.
“Obama è a bordo, Xi Jinping è bordo, tutti sono a bordo, tranne un solo uomo,” ha detto l’attivista Pat Norman, tramite megafono sulla spiaggia di Sydney.
Una protesta pacifica e molto sentita, fatta di genitori con i bambini, piccoli in età scolare e professionisti in giacca e cravatta. Nessuno ha avuto paura di sporcarsi le mani pur di sottolineare il proprio pensiero con forza. Ciascuno di loro ha scavato buche sulla spiaggia, imitando lo struzzo, nel tentativo di nascondere la testa per evitare il pericolo.
Una strada tutt’altro che green quella che l’Australia sembra aver intrapreso. Nel 2010, l’allora governo laburista aveva fissato l’obiettivo di generare 41.000 GWh (pari a circa il 20% della domanda) di energia rinnovabile entro il 2020. Ma oggi, le attuali politiche energetiche del governo hanno revisionato le precedenti, parlando sì del 20% ma rispetto ai livelli del 2010. Ciò significa che la quantità di energia rinnovabile generata scenderebbe a 27.000 gigawatt.
Per questo, il governo australiano è già stato messo sotto pressione dagli Stati Uniti e dai negoziatori europei ed è stato invitato ad assumere una posizione chiara in vista del vertice. Posizione contro cui si sono espressi i manifestanti sulla spiaggia di Sydney.
Francesca Mancuso
Foto: Guardian e BBC
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