I cambiamenti climatici sono più pericolosi di quanto ipotizzato finora. Un nuovo studio, condotto dalla Scripps Institution of Oceanography dell'Università della California a San Diego ha rivelato che esiste una probabilità su 20 che il riscaldamento globale possa avere un impatto devastante sull'uomo, cancellando dalla Terra il 20% della vita
I cambiamenti climatici sono più pericolosi di quanto ipotizzato finora. Un nuovo studio, condotto dalla Scripps Institution of Oceanography dell’Università della California a San Diego ha rivelato che esiste una probabilità su 20 che il riscaldamento globale possa avere un impatto devastante sull’uomo, cancellando dalla Terra il 20% della vita.
Un 5%, tradotto in termini percentuali, che sembra un’inezia ma che fa paura. La maggior parte della popolazione umana e la salute degli ecosistemi di tutto il pianeta potrebbero rischiare la sopravvivenza entro la fine del secolo se non si attueranno azioni rapide e forti per contrastare i cambiamenti climatici.
Secondo lo studio condotto da Yangyang Xu, c’è una probabilità su 20 che ciò accada se l’aumento globale della temperatura arriverà a 5° Celsius rispetto ai livelli preindustriali. Ciò avrebbe un impatto devastante, eliminando un quinto di tutti gli esseri viventi che oggi popolano il pianeta.
La valutazione del rischio deriva dall’obiettivo stabilito nell’Accordo di Parigi del 2015, secondo il quale gli Stati si sono impegnati a mantenere l’aumento delle temperature medie globali al di sotto dei 2° C rispetto ai livelli preindustriali.
Anche se questo obiettivo sarà soddisfatto, l’aumento globale della temperatura di 1,5° C è ancora classificato come “pericoloso”, ciò significa che potrebbe causare danni sostanziali all’uomo e agli ecosistemi naturali. Un aumento della temperatura superiore a 3° C potrebbe provocare “effetti catastrofici” e un aumento superiore a 5° C potrebbe portare a conseguenze “sconosciute”, che certamente metterebbero a rischio la nostra sopravvivenza.
I ricercatori hanno definito le categorie di rischio sulla base delle linee guida stabilite dal gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) e sui precedenti studi indipendenti. Il riscaldamento globale “pericoloso” include conseguenze come l’aumento del rischio di maltempo e eventi climatici che vanno dalle ondate di calore più intense, dagli uragani e dalle inondazioni, a siccità prolungate. Il riscaldamento tra 3° C e 5° C potrebbe innescare un punto di non ritorno, con un grave aumento del livello del mare e la perdita della foresta amazzonica. Nei sistemi umani, il cambiamento climatico catastrofico è segnato da ondate di calore mortali che diventeranno comuni, esponendo oltre 7 miliardi di persone a eventi catastrofici, carestie e alti tassi di mortalità. Inoltre, i cambiamenti saranno troppo rapidi per sperare in un adattamento.
“Quanti di noi sceglierebbero di acquistare per i nipoti un posto in aereo sapendo che c’è una probabilità su 20 di incidente?”, ha detto uno degli autori della ricerca, VeerabhadranRamanathan dell’Università della California San Diego.
Con i cambiamenti climatici che possono rappresentare minacce esistenziali, lo stiamo già facendo. Oltre al crollo del 5% della società e della specie, gli scienziati stimano che, se non verrà intrapresa alcuna azione, ci sarà una probabilità del 50 per cento dell’aumento delle temperature di 4 gradi entro il 2100, superando di gran lunga l’obiettivo di 2 gradi fissato dall’accordo di Parigi.
Xu e Ramanathan sottolineano che l’obiettivo è raggiungibile. Le emissioni globali di CO2 sono cresciute ad un tasso del 2,9 per cento all’anno tra il 2000 e il 2011, ma c’è stato un rallentamento fino il 2015. L’aumento della produzione di energia rinnovabile, in particolare di energia eolica e solare, ha contribuito in parte.
Secondo i due scienziati, le tecnologie necessarie per ridurre drasticamente le emissioni inquinanti esistono già e sono in uso in gran parte del mondo sviluppato.
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“Anche se questi sono segni incoraggianti, saranno ancora necessarie politiche aggressive per azzerare il carbonio e garantire la stabilità del clima”.
Francesca Mancuso