Come e perché i cambiamenti climatici influiscono sulla nostra salute

Ecco tutti gli effetti che i cambiamenti climatici hanno sulla nostra salute.

Sono quasi 500 gli effetti negativi dei cambiamenti climatici individuati da un rapporto shock

Di inquinamento ci ammala e si muore. Ma si muore anche per il clima che cambia. E si morirà sempre di più se non si forniscono a politici e istituzioni dati certi e scientifici relativi all’impatto sulla salute, perché prendano delle decisioni rapide. Dopo che anche all’ultimo G20 non si è arrivati a un documento finale netto, le speranze le possiamo porre ora solo nella Cop24 di Katowice. Ma per quale motivo i cambiamenti climatici ci fanno ammalare? E come?

Inondazioni, incendi, ondate di calore, distruzione di infrastrutture: sono solo alcuni dei 467 differenti effetti negativi dei cambiamenti del clima, proprio quelli per cui gli esperti prevedono un massimo di due generazioni per salvare il pianeta.

Sono queste le conseguenze analizzate e snocciolate una ad una dal nuovo rapporto pubblicato Nature Climate Change che documenta i rischi per la salute umana generati dai cambiamenti climatici. Per stimare tutti gli effetti, gli autori hanno rispolverato più di 3300 studi e ricerche pubblicate a partire dal 1980 sul clima e quel che è emerso è che le emissioni di gas serra sono una vasta minaccia per l’umanità, intensificando molteplici pericoli a cui l’umanità stessa rimane vulnerabile.

Lo studio

Gli scienziati dell’Università di Hawaii che hanno stilato il rapporto hanno identificato 10 fenomeni che toccano sei aspetti della vita umana:

  • salute
  • alimentazione
  • economia
  • acqua
  • infrastrutture
  • sicurezza

e li hanno snocciolati in ben 89 sotto capitoli.

Da qui sono arrivati a quei 467 differenti effetti negativi: decessi, malattie causate da inondazioni, incendi, ondate di calore, distruzione di infrastrutture per effetto di eventi estremi, crescita dell’acqua, perdita di posti di lavoro, diminuzione della produttività, crisi del turismo causata, acidificazione dei mari e deforestazione, solo per citarne alcuni.

Cosa significa tutto ciò? I dati sono chiari: secondo il rapporto, una persona su tre rischia di morire per le ondate di calore e metà della popolazione mondiale sarà sottoposta a tre rischi simultanei prodotti dai cambiamenti climatici entro la fine del secolo.

Solo per citare alcuni esempi, se le emissioni di CO2 dovessero continuare a questi ritmi, nel 2100 Marsiglia, così come Sydney e Los Angeles , potrebbero trovarsi a fare i conti con siccità, ondate di calore, incendi, innalzamento del livello del mare e riduzione della disponibilità di acqua potabile.

Proprio l’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera è emblematico: dai 0,86 ppm all’anno per gli anni ’60, ai 1,90 ppm per gli anni 2000 fino ad arrivare ai 2,39 ppm all’anno per 2010-2017. Nuovi picchi di concentrazioni atmosferiche che non possono non contribuire al riscaldamento globale.

emissioni co2

Gli scienziati hanno creato inoltre una serie di mappe interattive, dalla temperature dell’acqua e del livello del maree agli incendi.

mappa inter

I dati scientifici sono inequivocabili. Senza una rapida riduzione delle emissioni di gas serra, comprese le emissioni di CO2, i cambiamenti climatici avranno conseguenze irreversibili e sempre più distruttive per la vita sulla Terraaffermano dall’Organizzazione meteorologica mondiale. L’ultima volta che la Terra aveva un contenuto di CO2 paragonabile era da 3 a 5 milioni di anni fa: la temperatura era più alta di 2 o 3 °C e il livello del mare era 10 a 20 metri dal livello attuale”.

Un disastro annunciato da tempo, insomma? Pare proprio di sì. Intanto a Roma, fino al 5 dicembre, più di 500 tra tossicologi, climatologi, chimici, biologi, epidemiologi e psicologi, si confronteranno sulle principali sfide che incombono sul pianeta grazie al primo convegno internazionale dedicato al rapporto tra cambiamento climatico e salute mondiale promosso dall’Iss.

Leggi anche

Germana Carillo

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram