Caldo estremo: siamo pronti a un futuro a 50°C?

Il Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, lancia un appello urgente per affrontare la crisi climatica, proteggere i più vulnerabili, tutelare i lavoratori, rafforzare la resilienza delle economie e abbandonare i combustibili fossili

Il caldo estremo è un killer silenzioso ma molto efficace, tanto da causare quasi 500.000 decessi l’anno.

L’estate 2024 ha segnato un nuovo record: il 22 luglio la temperatura media globale ha raggiunto i 17,16 °C, superando il precedente primato stabilito solo un anno fa. Non si tratta di un semplice dato statistico, ma di un grido d’allarme lanciato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite (Onu), Antonio Guterres, in una call to action: “La Terra sta diventando più calda e pericolosa per tutti, ovunque”.

Un’epidemia di calore

Oggi, miliardi di persone sono alle prese con ondate di calore sempre più intense e spesso mortali. Questa “epidemia di calore” non è solo una minaccia per la salute umana, ma anche per l’ambiente e l’economia, ampliando le disuguaglianze e ostacolando il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) avverte che temperature insopportabili, superiori ai 40°C, stanno diventando sempre più frequenti.

Tra luglio 2023 e luglio 2024, almeno dieci Paesi hanno registrato temperature superiori ai 50°C. Si tratta di: Death Valley (Usa), Tepache (Messico), Adagir (Marocco), Hassi-Messaoud (Algeria), Arafat (Arabia Saudita), Abadan (Iran), Jahra (Kuwait), Sindh (Pakistan), Churu (India) e Sanbao (Cina).

Ma le proiezioni per il futuro aggiungono un altro elemento: entro il 2050, molte regioni del mondo potrebbero sperimentare regolarmente temperature estreme, rendendo alcune aree inabitabili.

Le città e il problema delle isole di calore

Le città, dove vive oltre la metà della popolazione mondiale, sono particolarmente vulnerabili. L’effetto “isola di calore urbana” amplifica l’impatto delle ondate di calore, con temperature che possono superare di diversi gradi quelle delle aree circostanti. Secondo alcuni modelli dell’Ipcc, molte città diventeranno luoghi in cui le temperature estreme persisteranno per quasi metà dell’anno.

Impatti economici e sociali

Il caldo estremo ha un impatto devastante sull’economia globale, principalmente attraverso la riduzione della produttività dei lavoratori. Nel 2022, la perdita di capacità lavorativa dovuta al caldo ha causato una perdita media di reddito potenziale pari a 863 miliardi di dollari. Questa cifra potrebbe salire a 2,4 trilioni di dollari nel 2030, l’equivalente di 80 milioni di posti di lavoro a tempo pieno persi.

Oltre a questo problema, il caldo estremo mette sotto pressione i sistemi sanitari, interrompe l’istruzione, danneggia l’agricoltura e aumenta le disuguaglianze sociali.

La chiamata all’azione dell’Onu

Di fronte a questa crisi, l’Onu ha lanciato un appello urgente per agire e limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C.

“Se c’è una cosa che unisce il nostro mondo diviso è che sentiamo tutti sempre più il caldo. La Terra sta diventando più calda e pericolosa per tutti, ovunque. Miliardi di persone stanno affrontando un’epidemia di caldo estremo, avvizzendo sotto ondate di calore sempre più mortali, con temperature che superano i 50 °C in tutto il mondo. Sono 122 gradi Fahrenheit. E a metà strada verso l’ebollizione”, ha raccontato il Segretario Onu, Antonio Guterres, intervenuto recentemente in conferenza stampa.

“Il caldo estremo è la nuova anormalità. Ma la buona notizia è che possiamo salvare vite e limitarne l’impatto. Oggi lanciamo un appello globale all’azione focalizzato su quattro aree”, ha continuato Guterres.

Le quattro priorità, secondo Guterres

1 – Prendersi cura dei più vulnerabili. I poveri che vivono nelle grandi città, e che non hanno accesso a sistemi di raffreddamento domestici sono, insieme alle donne incinte, le persone con disabilità, gli anziani, i bambini molto piccoli, i malati e gli sfollati i più esposti alle ripercussioni delle ondate di calore. Diamo qualche numero: i decessi correlati al caldo tra le persone di età superiore ai 65 anni sono aumentati dell’’85% in 20 anni, ha spiegato Guterres.

“L’Unicef ci dice che quasi il 25% di tutti i bambini oggi è esposto a frequenti ondate di calore. Entro il 2050, questa percentuale potrebbe salire a quasi il 100%. E il numero di poveri urbani che vivono in condizioni di caldo estremo potrebbe aumentare del 700%. Il caldo estremo amplifica le disuguaglianze, accresce l’insicurezza alimentare e spinge le persone ancora più in povertà”.

Cosa fare dinnanzi a questo problema? Il Segretario Onu sottolinea l’urgenza di aumentare l’accesso al raffreddamento a basse emissioni di carbonio, incrementando anche il raffreddamento passivo che permette alle città, grazie alle aree verdi e alla progettazione urbana, di essere meno roventi. E, ancora, di rendere più sostenibili ed efficienti i sistemi di raffreddamento.

“Il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente stima che, nel complesso, queste misure potrebbero proteggere 3,5 miliardi di persone entro il 2050, riducendo al contempo le emissioni e facendo risparmiare ai consumatori 1.000 miliardi di dollari all’anno.

È inoltre fondamentale rafforzare la protezione dei più vulnerabili, in linea con l’iniziativa Sistemi di allerta precoce per tutti.”

L’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Organizzazione Meteorologica Mondiale stimano che l’implementazione su larga scala dei sistemi di allerta sanitaria per il caldo in 57 soli Paesi potrebbe salvare circa 100.000 vite all’anno.

2 – Tutelare i lavoratori. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, oltre il 70% della forza lavoro globale, ovvero 2,4 miliardi di persone, è ora ad alto rischio di caldo estremo. In Asia e nel Pacifico, tre lavoratori su quattro sono ora esposti a calore estremo. Più di otto su dieci negli Stati arabi, più di nove su dieci in Africa.

Nel frattempo, l’Europa e l’Asia centrale sono le regioni in cui l’esposizione della forza lavoro al calore eccessivo è in più rapido aumento. E le Americhe stanno registrando il più rapido aumento degli infortuni sul lavoro dovuti al calore.

“Tutto ciò sta avendo un profondo impatto sulle persone e sull’economia. Il caldo eccessivo è la causa di quasi 23 milioni di infortuni sul lavoro in tutto il mondo. E quando le temperature giornaliere superano i 34 °C, la produttività del lavoro diminuisce del 50%”.

“Abbiamo bisogno – racconta Guterres – di misure di protezione dei lavoratori, basate sui diritti umani. Dobbiamo garantire che le leggi e i regolamenti riflettano la realtà del caldo estremo odierno e vengano applicati”.

3 – Rafforzare la resilienza delle economie e delle società grazie ai dati e alla scienza. “Il caldo estremo colpisce quasi ogni area: le infrastrutture cedono, i raccolti falliscono e aumenta la pressione sulle riserve idriche, sui sistemi sanitari e sulle reti elettriche. Le città sono particolarmente preoccupanti: il loro riscaldamento è doppio rispetto alla media globale”.

Per questo, ha suggerito Guterres, le città necessitano di piani d’azione contro il caldo completi e personalizzati, basati sui dati e sulle conoscenze scientifiche più affidabili. “Abbiamo bisogno di uno sforzo concertato per proteggere dal calore le economie, i settori critici e l’ambiente edificato”.

4 – Dire addio ai combustibili fossili. “Oggi, la nostra attenzione è rivolta all’impatto del caldo estremo. Ma non dimentichiamo che ci sono molti altri sintomi devastanti della crisi climatica: uragani sempre più violenti, inondazioni, siccità, incendi e innalzamento del livello del mare”, ha spiegato il Segretario Onu.

“Per affrontare tutti questi sintomi, dobbiamo combattere la malattia. La malattia è la follia di incenerire la nostra unica casa. La malattia è la dipendenza dai combustibili fossili. La malattia è l’inazione sul clima. I leader di tutti i livelli devono svegliarsi e farsi avanti. I Paesi devono eliminare gradualmente i combustibili fossili, in modo rapido ed equo. Devono porre fine ai nuovi progetti sul carbone. Il G20 deve spostare i sussidi ai combustibili fossili verso le energie rinnovabili e sostenere i paesi e le comunità vulnerabili. E i piani nazionali d’azione per il clima devono mostrare come ogni Paese contribuirà agli obiettivi globali concordati alla COP28 di triplicare la capacità di produzione di energie rinnovabili a livello mondiale e porre fine alla deforestazione entro il 2030″, ha precisato Guterres.

In conclusione al suo discorso, il Segretario Onu ha citato il mondo della finanza. “Per agire sul clima è necessario anche agire a livello finanziario. Ciò include l’unione dei paesi per ottenere un solido risultato finanziario dalla COP29; progressi su fonti di finanziamento innovative; un drastico aumento della capacità di prestito delle banche multilaterali di sviluppo per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la crisi climatica; e i paesi più ricchi che rispettano tutti i loro impegni finanziari per il clima”.

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