Caldo Artico: il Polo Nord è sotto attacco e rischia di scomparire

Quello che sta accadendo ai ghiacci artici è un enorme disastro ambientale, di cui in pochi sembrano aver voglia di parlare. Eppure, come vi raccontiamo da anni, il luogo più fragile del pianeta già oggi è a rischio a causa del riscaldamento globale. Perdere l’Artico significherebbe un’accelerazione irreversibile delle mutazioni climatiche.

Quello che sta accadendo ai ghiacci artici è un enorme disastro ambientale, di cui in pochi sembrano aver voglia di parlare. Eppure, come vi raccontiamo da anni, il luogo più fragile del pianeta già oggi è a rischio a causa del riscaldamento globale. Perdere l’Artico significherebbe un’accelerazione irreversibile delle mutazioni climatiche.

A lanciare l’allarme all’unanimità sono i più grandi scienziati e climatologi del mondo, che questa sera a PresaDiretta, nella puntata intitolata “Caldo Artico” (alle 21.15 su Rai3), spiegheranno l’Artico sia sotto attacco, rischiando realmente di scomparire. Con quali conseguenze per il nostro pianeta?

Come mai dalla Conferenza sul clima di Parigi del 2015, dove 195 paesi hanno siglato un accordo vincolante per limitare l’aumento della temperatura sotto i 2 gradi centigradi a oggi, la temperatura del pianeta continua ad aumentare? Cosa c’è che non va in quell’Accordo?

PresaDiretta è andata a vedere quale partita mondiale si è accesa sulle ricchezze naturali dell’Artico, che con le sue risorse minerarie ed energetiche purtroppo fa gola a molti.

“Noi viviamo in un mondo in cui scienza, ingegneria, tecnologia sono molto importanti. Eppure quando la scienza ci dice che è in atto un rapido e grande cambiamento climatico noi chiudiamo gli occhi. Questa è la grande cecità”. Con queste parole AMITAV GHOSH, intervistato da Alessandro Macina, spiega la resistenza umana a vedere le gravi conseguenze delle mutazioni climatiche in corso. “Persino nell’Accordo di Parigi, che è un testo importante – aggiunge – non si parla una sola volta di ‘catastrofe’, non vengono mai nominanti i disastri che stanno accadendo intorno a noi. È come se il nostro stesso modo di pensare, escludesse la possibilità del cambiamento climatico, la possibilità di una catastrofe”.

Seguiremo anchelo straordinario lavoro degli scienziati italiani della base artica del Cnr per vedere da vicino gli effetti amplificati del global warming. In Artico infatti, glaciologi, climatologi, fisici dell’atmosfera e chimici, studiano da più di vent’anni il clima che sta drammaticamente cambiando. E cosa ci dicono? Che l‘artico non funziona più da regolatore termico e la temperatura ormai aumenta alla velocità di 3 gradi ogni 10 anni.

Anche il glaciologo britannico PETER WADHAMS, il primo al mondo a dimostrare che l’Artico si stava sciogliendo, oggi è convinto che a breve ci sarà un Artico completamente libero dai ghiacci.

“Lo scioglimento è tale che mi aspetto un Artico libero dai ghiacci in estate e fino a settembre molto presto, entro 5 anni. La causa siamo noi – spiega – questo è probabilmente il nostro primo grande effetto nel ridisegnare il volto del pianeta. Il periodo di Artico senza copertura di ghiaccio durerà sempre di più. Un mese di mare aperto nel giro di 3 anni si allungherà fino a un periodo di due, tre o anche 4 mesi. E il ghiaccio si riformerà solo in inverno”.

Uno scenario raccapricciante, insomma, che sta per bussare alle porte delle nostre fragili vite. Ma che a qualcuno fa persino gola…

“Vedere l’artico come un’opportunità per nuove perforazioni, per combustibili fossili, quando sono stati proprio i combustibili fossili la causa di questo disastro, non è accettabile – aggiunge -. Noi già adesso, anche senza nuove esplorazioni e nuove estrazioni di combustibili, abbiamo già estratto fin troppo. E il risultato è l’aumento di emissioni. Non c’è bisogno di cercare più nulla, tutto quello non è stato ancora estratto deve rimanere nel sottosuolo, lì dov’è”.

caldo artico

Grazie a Presadiretta stasera vedremo finalmente in tv, e in prima serata, quello che vi raccontiamo da anni. Un disastro ambientale davanti al quale nessuno dovrebbe rimanere in silenzio.

Oppure un giorno molto vicino l’Artico non ci sarà più.

Roberta Ragni

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