333 balenottere minori, di cui 103 maschi e 230 femmine (il 90% delle quali in stato di gravidanza), sono stati uccise sin dallo scorso mese di dicembre, quando la caccia nell’Antartico ha avuto inizio. Una mattanza di proporzioni inaudite
Sono tornate in Giappone ieri, dopo aver ucciso 233 balenottere minori: parliamo delle navi che, lo scorso dicembre, aveva fatto rotta nei mari del sud del mondo con l’obiettivo di dare la caccia a questi cetacei protetti, nell’ambito di un programma dai dubbi risvolti scientifici lanciato dal Governo nipponico, che aveva già ricevuto la condanna unanime della comunità internazionale e delle organizzazioni ambientaliste.
In un comunicato diffuso ieri, l’Istituto giapponese per la Ricerca sui Cetacei (ICR) ha annunciato il ritorno della flotta e ha fornito le coordinate geografiche delle aree in cui si è svolta la mattanza: il Santuario delle Balene dell’Oceano del Sud, il Santuario delle Balene Australiano e il Mare di Ross. Segno che Nuova Zelanda e Australia, al di là delle proteste formali, non sono riuscite a tutelare i cetacei neppure nelle aree protette interne ai proprie confini.
Il comunicato conferma che 333 balenottere minori, di cui 103 maschi e 230 femmine (il 90% delle quali in stato di gravidanza), sono stati uccise sin dallo scorso mese di dicembre, quando la caccia nell’Antartico ha avuto inizio. Una mattanza di proporzioni inaudite se si pensa che, solo nel 2014, la Corte internazionale di giustizia dell’Aja aveva tacciato di illegalità il programma di caccia alle balene promosso dal Governo di Tokyo.
Il Giappone si è sempre difeso sostenendo che le specie cacciate non sono in pericolo di estinzione e che la carne di balena è parte della propria cultura e della propria tradizione: e ha continuato a ribadirlo nonostante il consumo di questo prodotto sia drasticamente e costantemente diminuito nel corso degli ultimi anni.
Tuttavia, la caccia alle balenottere condotta negli ultimi mesi porta lo scontro con la comunità internazionale a un livello più alto, in quanto avviene in aperta violazione della diplomazia e di una sentenza ben precisa del tribunale dell’Aja.
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“Solo un anno e mezzo dopo che la Corte internazionale di giustizia ha stabilito che il programma di caccia alle balene del Giappone è illegale, e pochi mesi dopo che la Corte federale australiana ha ordinato ai balenieri di pagare una multa di 1 milione di dollari per avere macellato illegalmente le balene all’interno del Santuario delle Balene australiano, il governo giapponese ha sancito l’ennesimo massacro di balenottere protette nell’Oceano del Sud”. – è il commento amareggiato di Alex Cornelissen, amministratore delegato di Sea Shepherd Global – “Questo atto canaglia è in flagrante violazione del diritto internazionale e della diplomazia e costituisce un pericoloso precedente per tutte le nazioni che rispettano lo Stato di diritto.”
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Lisa Vagnozzi
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