La discarica di rifiuti tossici stava avvelenando la terra, l’aria e l’acqua della sua comunità. L’avvocato Zuzana Čaputová però non è rimasta a guardare e ha guidato la campagna per la sua chiusura nella Slovacchia post-comunista.
La discarica di rifiuti tossici stava avvelenando la terra, l’aria e l’acqua della sua comunità. L’avvocato Zuzana Čaputová però non è rimasta a guardare e ha guidato la campagna per la sua chiusura nella Slovacchia post-comunista.
Zuzana Čaputová è una delle sei vincitrici del Goldman Environmental Prize 2016, il cosiddetto Nobel per l’ambiente.
Madre di due figlie e avvocato di successo di Pezinok, una ridente cittadina della Slovacchia occidentale, che vive principalmente grazie alla viticoltura, Zuzana ha aiutato la sua comunità e ha salvaguardato il suo territorio.
Dal 1960, infatti, il paese era diventato luogo di una discarica di rifiuti provenienti dalle zone vicine dell’Europa occidentale.
Una discarica costruita senza permessi e senza misure di sicurezza affinché venisse impedito che le sostanze chimiche tossiche danneggiassero la salute dei cittadini e il suolo pubblico.
Se tutto questo non bastasse, una volta raggiunta la massima capacità di contenimento, le autorità regionali avevano deciso di spingere un progetto per la costruzione di una nuova discarica per lo smaltimento dei rifiuti. Il tutto nonostante ci fosse un’ordinanza del 2002 che lo vietasse.
A pagarne le conseguenze tutta la comunità di Pezinok con cancro, malattie respiratorie, allergie e numerosi casi di leucemia.
Tra gli abitanti appunto la battagliera Zuzana che viveva con la sua famiglia proprio vicino alla discarica. Dopo la diagnosi di cancro per lo zio e la moglie di un collega e numerosi altri casi nella stessa settimana, l’avvocato ha deciso che doveva fare qualcosa per mantenere la sicurezza delle sue due giovani figlie.
Grazie al suo carisma da leader ha così riunito artisti, imprese locali, produttori di vino, membri della comunità a vario titolo e ha iniziato la sua battaglia per la chiusura della discarica e per impedire che ne venisse costruita una nuova.
Attraverso mostre fotografiche, concerti, proteste e manifestazioni pacifiche, Čaputová è riuscita a raccogliere 8mila firma per la petizione presentata al Parlamento europeo. E oltre all’attivismo della società civile ha impiantato numerose sfide legali.
Migliaia le persone che sono scese in piazza sotto lo slogan “le città non appartengono alle discariche”.
Nel 2013 arriva la prima buona notizia, la Corte suprema slovacca stabilisce che la costruzione di una nuova discarica è illegale, ritira l’autorizzazione e ordina la chiusura anche della vecchia.
Il verdetto fa eco anche con quello della Corte europea di giustizia che dà ragione ai cittadini. La battaglia dell’avvocato continua ancora oggi per combattere l’inquinamento industriale e difendere il diritto di un ambiente pulito e sicuro. Ciò che è riuscita a mettere su Zuzana è stata la più grande mobilitazione degli ultimi vent’anni in Slovacchia.
Dominella Trunfio
Foto: Goldman Environmental Prize
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