Un casale e 110 mila metri quadri di terreno dove, tra querce, castagni e noci, convivono felicemente pecore, cani, gatti, ratti e topi, conigli, cavie, galline, tartarughe, oche e maiali. Tra i 100 e i 150 animali, tutti liberi. Gironzolano o passano le giornate in grandi recinti adatti alle loro esigenze, pensati non solo per la sopravvivenza, ma anche, e soprattutto, per il recupero e la rinaturalizzazione. Tutto questo è ValleVegan, una Fondazione nata a gennaio del 2006 che ha sede in un terreno riscattato da un grande allevatore che, dismessa la propria attività, aveva abbandonando molti dei suoi animali, tutti gravemente malati. Ora sono sotto la cura degli attivisti e, insieme a loro, ci sono tanti altri animali che hanno subito torture, reclusioni, derisioni, privazioni da parte dell'uomo.
Un casale e 110 mila metri quadri di terreno dove, tra querce, castagni e noci, convivono felicemente pecore, cani, gatti, ratti e topi, conigli, cavie, galline, tartarughe, oche e maiali. Tra i 100 e i 150 animali, tutti liberi. Gironzolano o passano le giornate in grandi recinti adatti alle loro esigenze, pensati non solo per la sopravvivenza, ma anche, e soprattutto, per il recupero e la rinaturalizzazione. Tutto questo è ValleVegan, una Fondazione nata a gennaio del 2006 che ha sede in un terreno riscattato da un grande allevatore che, dismessa la propria attività, aveva abbandonando molti dei suoi animali, tutti gravemente malati. Ora sono sotto la cura degli attivisti e, insieme a loro, ci sono tanti altri animali che hanno subito torture, reclusioni, derisioni, privazioni da parte dell’uomo.
ValleVegan, che in questi giorni festeggia il suo sesto compleanno, si trova tra i boschi, i fiumi e le grotte di Bellegra e Rocca S. Stefano, in località Maranese, ad appena un’ora da Roma. Ma non è solo un luogo fisico. É soprattutto “un ambiente di riflessione in cui tutti gli esseri viventi possono sperimentare e scoprire una dimensione di incontro, di conoscenza, di contatto e convivenza interspecifica completamente permeata dai valori del biocentrismo”, si legge sulla pagina facebook della fondazione. Nella valle, infatti, ci sono sempre tra i 3 e i 5 attivisti a dedicare la propria vita all’amore verso ogni forma di vita, guidati dalla natura, dal vivere liberi, dal vivere vegan, dall’antispecismo e dalla liberazione animale.
Ora, però, animali e volontari si ritrovano completamente isolati. La neve e il maltempo che in questi giorni hanno paralizzato mezza Italia hanno sortito i loro effetti anche su questa comunità che, sepolta da una spessa coltre di neve, è rimasta senza corrente per 12 giorni. “Dal 04 Febbraio –ci spiega al telefono il Presidente e fondatore Piero Liberati– è saltata la corrente, i tubi si sono ghiacciati e sulla strada sterrata che porta da noi sono caduti molto rami. Ad oggi siamo ancora bloccati, anche se la corrente è tornata”.
A ValleVegan, in questi giorni, l’unico cibo che è arrivato, per gli umani e per gli animali, è stato quello lanciato dagli elicotteri: “un equipaggio formato da guardie forestali, carabinieri e poliziotti che ci ha lanciato, oltre al fieno e al mangime, anche cibo vegan per noi”. A spiegare ai soccorritori che gli attivisti erano tutti vegani stati gli abitanti del posto, da cui la Valle è davvero ben voluta.
Come hanno superato questa emergenza i “ValleVeghiani”? “Gli animali, per fortuna, stanno tutti bene, anche se è crollato qualche recinto e alcuni di loro erano rimasti incastrati. Quanto a noi umani, la nostra scelta di vita radicale, che ci rende sempre autosufficienti, ci ha permesso di superare l’emergenza meglio di tante altre persone che sarebbero entrate nel panico al posto nostro. Stare senza corrente o con l’acqua che andava e veniva non ci ha sconvolto molto, eravamo preoccupati solo per gli animali”.
A risentire del maltempo sono state, invece, le attività in programma, come la cena benifit prevista per il 12 febbraio, a cui avrebbe partecipato il gruppo di musica etnica, diretto da Laure Gilbert, Zenzerei . “L’appuntamento è solo rimandato –dice Piero- e avremo presto occasione di discutere delle nostre iniziative, dall’orto sinergico che coltiviamo qui da noi, alla divulgazione del veganesimo, fino ai campi antibracconaggio che stiamo organizzando entro un paio di mesi sull’isola del Giglio e a Ponza, oltre che a Cipro e Malta. E di tanto altro ancora”.
Possiamo quindi dire che l’emergenza è finita? “Non proprio, visto che la strada resta ancora bloccata. Per noi resta ancora un problema la fornitura di cibo degli animali. Per ora ci carichiamo in spalla sacchi di cibo da 25 chili una volta a settimana, camminando in mezzo agli alberi caduti, ma servirebbero collette alimentari per gli animali e persone disposte a portarcele in zona”. Insomma, per chi volesse dare una mano, c’è parecchio da fare, ma, come ricorda Piero, è importante sottolineare che questo piccolo paradiso in difficoltà, alle porte di Roma, “non vuole essere né un safari né un posto per turisti. ValleVegan è degli animali e non di chi con atteggiamenti sessisti, razzisti, omofobici, o comunque autoritari, tenta con ogni mezzo di dominare la Terra ed i suoi abitanti. Nella sua globalità così come in casi isolati. Noi ripudiamo il concetto di sopraffazione di un essere vivente su un altro. Tutti coloro che hanno idee simili alle nostre possono venire ad aiutarci, sempre avvisandoci. Non solo adesso, ma in ogni momento dell’anno”.
Per contatti tel 329/4955244 e-mail attivismo@vallevegan.org