I prodotti Bauli hanno rischiato di perdere uno dei loro ingredienti fondamentali: il lievito madre, messo in salvo da un gruppo di donne coraggiose durante un incendio nel 1996
Tutti conosciamo i prodotti Bauli, di cui il più famoso è probabilmente il pandoro ma che spaziano da lievitati dolci di ogni genere (anche senza glutine) alle uova di Pasqua (quest’anno c’è anche quello di Mare Fuori).
Stavolta non ci interessano però tanto i prodotti quanto uno degli ingredienti chiave grazie al quale vengono realizzati. Ci riferiamo al lievito madre che, pochi sanno, in questa azienda ha una storia un po’ particolare ed è lo stesso dal 1922.
Il lievito madre (o pasta madre) è una coltura naturale di lieviti e batteri lattici utilizzata nella panificazione. Ottenuto attraverso la fermentazione spontanea di farina e acqua, questo lievito naturale conferisce sapore, aroma e consistenza caratteristici ai prodotti da forno e viene spesso tramandato di generazione in generazione, diventando un elemento prezioso nella tradizione culinaria familiare o aziendale, come nel caso di Bauli.
Questa azienda, situata a Castel d’Azzano nella provincia di Verona, ha rappresentato fin da quando è nata una grande opportunità per le donne che, ancora oggi, ricoprono diversi ruoli importanti nell’azienda. La fabbrica offriva infatti turni flessibili (ed era l’unica della zona), il che consentiva alle donne dell’epoca di potersi dedicare al lavoro ma anche alla famiglia.
A raccontare come si è salvato il lievito madre usato da Bauli, riuscendo ad arrivare fino a noi, è il Gambero Rosso.
Nel 1996, precisamente il 9 ottobre, un incendio colpi la fabbrica e minacciava di distruggere tutto, anche il lavoro stesso di queste donne. Elisabetta Cisorio, una di loro, che oggi gestisce le problematiche relative alla qualità dei clienti internazionali, quella mattina viene svegliata dal marito, si affaccia e vede il fumo e le fiamme che lambiscono la Bauli.
Una volta arrivata sul posto, non può non notare subito un gruppo di donne operaie particolarmente coraggiose che hanno rischiato in prima persona pur di mettere in salvo il prezioso e antico lievito madre dell’azienda. Le donne avevano in mano questo lievito e come ha dichiarato Elisabetta:
Le ho viste uscire mettendo in salvo il lievito che avevamo un po’ umanizzato, dicendo che sembrava un insieme di tante faccine smile.
Oltre al coraggio dimostrato in una situazione di grande emergenza, le donne lavoratrici della Bauli si sono sempre fatte notare anche per l’amore e la dedizione verso il lavoro e per la buona collaborazione instaurata tra di loro. Legami forti si sono creati nel corso degli anni, come ricorda Elisabetta che cita con affetto le colleghe Gabriella, Susanna e Mariangela, figure che l’hanno formata e ispirata.
Oggi, la memoria storica di Bauli è custodita nelle storie di tante donne che hanno attraversato decenni di produzione dolciaria. Donne che, oltre a creare i prodotti dell’azienda, hanno contribuito a preservare l’ingrediente principale, appunto il lievito madre. Se ancora oggi Bauli produce pandoro, panettone, colombe di Pasqua, ecc, è proprio grazie a loro che hanno reso possibile il successo dell’azienda (e la sua stessa sopravvivenza).
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Fonte: Gambero Rosso
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