La scuola di Berlino senza voti né orari

A Berlino si sta cercando di rivoluzionare i classici metodi di insegnamento: alla Evangelische Schule Berlin Zentrum non ci sono voti né orari.

Cos’è importante per i bambini? Giocare, vagare con la mente, avere sì delle regole, ma imparare a rispettarle nella piena attenzione della loro stessa intelligenza e dignità. Sì, perché per molti suona un po’ strano, ma anche i bambini e i ragazzini sono esseri pensanti dalla mente, credetemi, assai più fine di quella di noi adulti.

E se in casa o durante una gita fuori porta, in viaggio o semplicemente mentre si passeggia in città sono pieni di domande e ci riempiono la testa di perché e di per come, a scuola, spesso, sono l’esatto opposto o ci diventano. Ci vanno col muso lungo così e i compiti a casa si trasformano in un “dovere” di una noia letale.

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E se inventassimo una scuola senza voti né orari? Ma magari, soprattutto se si considera che proprio in questi giorni torna in tutta Italia l’incubo della campanella… Sveglia bambino, colazione bambino, grembiule bambino, il teletrasporto che ci faccia arrivare in orario. Vi siete mai accorti quanto stress scarichiamo su di loro? Quanta frenesia e impazienza e agitazione. Poveretti. Da che mondo è mondo, e qui da noi, poi, passi in avanti nelle scuole se ne sono fatti proprio pochi, la scuola classica e tradizionale ha pochi spunti e stimoli, pochi slanci verso una realtà in continuo divenire. Ma qui e lì ogni tanto ci sono modelli di scuole che mettono davvero al centro l’interesse del bambino e lo sviluppo – naturale – delle sue capacità.

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La Evangelische Schule Berlin Zentrum

Esempi nuovi di come una scuola e le modalità di istruzione possano evolversi di pari passo con i tempi. Così in Germania, nella splendida Berlino, alla Evangelische Schule Berlin Zentrum (ESBZ) fino ai 15 anni non si assegnano voti, non ci sono lezioni frontali e non ci sono orari rigidi.

evangelische schule 1

Protestante, coraggiosa e cosmopolita”, definisce la sua scuola la preside Margret Rasfeld che sostiene “sia la capacità di motivare se stessi l’abilità più importante che una scuola può tramandare ai suoi studenti”.

E così è. Qui ci sono sì delle materie obbligatorie, come il tedesco, la matematica, l’inglese o le scienze sociali, ma ci sono anche corsi di “responsabilità” e di “sfida”: per il corso di responsabilità, per esempio, gli studenti tra i 12 e i 14 anni devono pianificare in tutta autonomia un’avventura con un budget di 150 euro. Sono quindi loto a stabilire cosa studiare e quando sostenere gli esami.

A a tre o quattro anni di età sono tutti pieni di fiducia in se stessi – dice la Rasfeld – e spesso i bambini non vedono l’ora di iniziare la scuola. Ma, e questo è frustrante, la maggior parte delle scuole poi riesce in qualche modo a far scomparire quella fiducia”.

La logica della Evangelische Schule, quindi, si basa sull’assunto che nulla è più importante per una scuola che trasmettere ai propri studenti la capacità di automotivarsi, sviluppando fiducia in se stessi, senso di responsabilità e desiderio di affrontare le sfide in autonomia. Il tutto, agendo e studiando non per la ricompensa, ma per abituarsi alla riflessione e alla cooperazione.

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Multiculturalismo e approccio ecologista, come insegnare a costruire una società solidale? Qui ancora ce lo chiediamo aggrottando le sopracciglia, ma la risposta sarebbe delle più semplici e lo si legge anche nel manifesto della scuola: “bambini con talenti di ogni tipo, con handicap e provenienti da culture diverse nella nostra scuola possono sentirsi accolti. Inoltre vogliamo che i nostri ragazzi sviluppino con gioia senso di responsabilità sociale e uno spirito ecologista, cosmopolita, improntato alla collaborazione e alla fiducia reciproca”.

Collaborazione, spirito ecologista, fiducia reciproca. Spazio all’immaginazione, all’inventiva e poi ancora alla responsabilità e alla automotivazione. Tutte parolone di cui qui ci riempiamo la bocca e di cui non riusciamo a trovare il bandolo della matassa. Peccato, perché quando si parla delle nostre nuove generazioni è sempre un’occasione persa. Certo si tratta, in questo caso, di una benestante città tedesca, ma dal reportage sul The Guardian si legge che l’Evangelische Schule ha suscitato parecchio entusiasmo, tanto che dal 2007, anno della sua apertura, è passata da 16 a 500 iscritti background molto differenti (e ci sono ora liste di attesa) e 40 scuole in Germania che hanno in programma di emulare il modello ESBZ. Ciò vuol dire che, volendo, un piccolo sforzo si può fare, almeno cominciare. Di contro, c’è da dire che la ESBZ è una scuola privata con tanto di retta da pagare e qui, in Italia, si aprirebbe un altro scenario.

Germana Carillo

Photo Credit

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