Siamo così abituati a cronache che parlano di deforestazione e di biodiversità compromessa o a rischio che fa piacere, ogni tanto, ascoltare una storia che racconta del processo opposto: la riconversione di un'area adibita al pascolo in una foresta pluviale. Stiamo parlando della Reserva Ecológico de Guapiaçu (REGUA), in Brasile, che rappresenta un esempio virtuoso di riforestazione.
Siamo così abituati a cronache che parlano di deforestazione e di biodiversità compromessa o a rischio che fa piacere, ogni tanto, ascoltare una storia che racconta del processo opposto: la riconversione di un’area adibita al pascolo in una foresta pluviale. Stiamo parlando della Reserva Ecológico de Guapiaçu (REGUA), in Brasile, che rappresenta un esempio virtuoso di riforestazione.
La storia della riserva inizia oltre un secolo fa, quando l’area, situata a nord di Rio de Janeiro, viene acquistata da una famiglia europea, che la destina al pascolo e alla produzione di latte. Per circa un secolo, gli eredi del primo proprietario portano avanti la gestione della fattoria, fino a quando uno di essi, cresciuto in Inghilterra, si innamora della zona e comincia a progettare il processo di riconversione, con l’obiettivo di ripristinare la foresta perduta.
L’ambizioso progetto di Nicholas Locke coinvolge non solo membri della famiglia, ma anche esperti e accademici, e diventa mano a mano realtà tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. Il ritorno della foresta è avvenuto in otto anni: tanto è stato necessario per passare dalla preparazione dei terreni e dalla piantumazione delle prime specie vegetali alla crescita di una florida distesa di vegetazione.
L’operazione ha richiesto una cura meticolosa nella scelta di alberi e arbusti, che dovevano essere idonei sia al tipo di clima e che alle caratteristiche del suolo, piuttosto impoverito. Successivamente, mentre la foresta iniziava a crescere, è iniziata la ripopolazione dell’area, con la reintroduzione di diverse specie animali. Con il tempo, si sono aggiunte anche altre specie, giunte spontaneamente, approfittando dell’habitat favorevole.
Oggi la riserva è un autentico patrimonio di biodiversità, oltre che un centro di ricerca e un sito dedicato al turismo sostenibile. L’obiettivo dei curatori è duplice: conservare la foresta, proteggendola da abbattimenti illegali e da cacciatori di frodo, e proseguire il ripristino della vegetazione, recuperando e riforestando anche i terreni adiacenti.
La storia di REGUA è un esempio di passione e buona volontà e veicola un messaggio di speranza: ci mostra come la mano dell’uomo non sia fatta necessariamente per tagliare alberi ed inquinare ma sia anche in grado di restituire alla natura ciò che le appartiene. Purché lo voglia davvero.
Lisa Vagnozzi
Photo Credits: REGUA
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