Marcin Jakubowsky si definisce un agricoltore e un tecnologo. Niente di più distante all’apparenza: da un lato la terra e dall’altra i circuiti elettronici. Eppure, quest’uomo si dichiara appartenente a entrambe le categorie. Marcin Jakubowsky, trentenne polacco laureato alla Princeton University, ha trovato il filo conduttore tra questi due mondi in un progetto dal titolo Open Source Ecology , un network di Agricoltori, Ingegneri e appassionati in grado di progettare il kit per costruire il villaggio globale.
Marcin Jakubowsky si definisce un agricoltore e un tecnologo. Niente di più distante all’apparenza: da un lato la terra e dall’altra i circuiti elettronici. Eppure, quest’uomo si dichiara appartenente a entrambe le categorie. Marcin Jakubowsky, trentenne polacco laureato alla Princeton University, ha trovato il filo conduttore tra questi due mondi in un progetto dal titolo Open Source Ecology , un network di Agricoltori, Ingegneri e appassionati in grado di progettare il kit per costruire il villaggio globale.
“E‘ l’hardware che può effettivamente cambiare lo stile di vita dell’uomo in modo tangibile. Abbassando le barriere alla coltivazione, costruzione e produzione possiamo scatenare un potenziale enorme”. Con queste parole, Marcin Jakubowsky ha esaltato il pubblico del TED, la nota conferenza internazionale a cui vengono invitati i responsabili dei progetti più innovativi del pianeta. In sei minuti ha convinto un’attenta platea che la sua idea di condividere i progetti di 50 strumenti agricoli su Wikipedia, in modo che chiunque possa costruirsi il proprio trattore o il proprio aratro meccanico, sia l’anticamera di una nuova rivoluzione industriale.
E forse lo è. Dopo aver comprato un terreno nel Missouri e acquistato il primo macchinario, Marcin Jakubowsky ha toccato con mano come l’investimento economico iniziale richiesto anche solo a un agricoltore, rappresenta un notevole ostacolo per chiunque voglia iniziare questa attività.
Da quel momento, forte delle sue conoscenze ingegneristiche, ha iniziato a costruirsi strumenti di lavoro modulari, flessibili e robusti. Progettati dunque per garantire un’efficienza di lungo periodo e non destinati a una ponderata obsolescenza.
Dopo aver testata l’affidabilità delle sue idee, ha messo on line i relativi file 3D, schemi, tavole, video con istruzioni per l’uso e budget.
In pochi anni, Open Source Ecology ha raccolto e condiviso i progetti di stampanti 3D, trattori, bulldozer, pompe idrauliche… Sul sito, accanto a ciascun oggetto, è indicato lo stato di avanzamento del progetto che va da status a complete and tested!.
“L’obiettivo è un deposito di progetti così chiari che un singolo DVD potrà contenere un kit per iniziare la civilizzazione” dice Marcin Jakubowsky. Un set per costruire il villaggio globale, appunto. Chiunque, in questo modo potrà avere accesso agli strumenti base che consentiranno a se stesso, la propria famiglia e la propria comunità di migliorare la condizione di vita nella quale si trova.
È la scarsità delle risorse e la presenza di barriere informative, economiche e sociali che impediscono a molte persone di non poter far esplodere il proprio potenziale. I software open source hanno dimostrato, a loro tempo, che si possono bypassare le big companies fornendo a tutti in modo gratuito sistemi informatici facilmente fruibili e modificabili.
Applicata all’hardware, la tecnologia moderna rivela la possibilità di mettere in atto una reale e concreta trasformazione dei processi produttivi. Un anno fa aveva iniziato a presagirne l’avvento Chris Anderson all’interno della rivista Wired. Il titolo dell’articolo era Nella prossima rivoluzione industriale gli atomi saranno i nuovi bit. La notizia rendeva conto di un fenomeno che sta attraversando l’America e che ha tutte le carte in regola per far pensare a una nuova epoca industriale, fatta di piccole imprese locali che nascono grazie alla possibilità di accedere a progetti open source liberamente scaricabili da internet, modificabili e producibili ovunque nel mondo. È la cultura del DIY (do-it-yourself) che alimenta questa tendenza e ne rende possibile lo sviluppo aprendo un nuovo fronte manifatturiero che guarda all’economia in modo totalmente diverso. Utopia? Un progetto come Open Source Ecology testimonia che è possibile.
E l’Italia? Dalle nostre parti, si muove in questa direzione il progetto Arduino, inserito tra le più importanti innovazioni del 2009 dal New York Times. Una scheda elettronica in grado di essere modificata a secondo dell’hardware nella quale si va a inserire. Attorno all’oggetto si è sviluppata una piattaforma open source e una community che alimenta la ricchezza progettuale e mette a disposizione degli altri le proprie capacità.
È evidente come questi progetti conducano verso un cambiamento del concetto stesso di produttività aziendale: fino a ora concepita quasi esclusivamente in grande scala, da questo momento in poi può essere raggiunta anche tramite una scala più piccola.
Pamela Pelatelli