‘Prendi quello che ti serve, lascia quello che non ti serve’. Con questo slogan è nato anche a Roma il Muro della Gentilezza, progettato e costruito dai ragazzi del liceo e dai bambini degli Scout di zona, e che sarà controllato e monitorato continuamente.
‘Prendi quello che ti serve, lascia quello che non ti serve‘. Con questo slogan è nato anche a Roma il Muro della Gentilezza, progettato e costruito dai ragazzi del liceo e dai bambini degli Scout di zona, e che sarà controllato e monitorato continuamente.
L’iniziativa, nata in Iran per aiutare le persone in difficoltà e donare loro sostegno e dignità, è stata portata nella capitale dal liceo Marymount International School il 19 marzo, nel quartiere periferico di La Storta. Il muro è stato realizzato nella sede di Ama Roma per opera di giovanissimi che fanno sperare nel futuro, sotto la supervisione degli insegnanti e dei Pittori Anonimi del Trullo.
La mattinata è frenetica, i ragazzi, molto seri e concentrati, quasi non si accorgono di essere ripresi nelle loro attività, coordinati da insegnanti e artisti, che danno loro quale indicazione e battono il tempo, ma non dipingono il muro, che è veramente opera dei ragazzi.
“L’idea è quella di dare un’immagine dignitosa dello scambio dell’indumento” spiega ai nostri microfoni Giovanna Iorio, che dirige il Dipartimento di Italiano del Marymount e ha promosso l’iniziativa, nata come collegamento allo studio del ‘Dolce Stil Novo’ e la parola “gentilezza”.
Non è il primo caso in Italia, ma il precedente di Parma purtroppo non ha avuto seguito per contrasti con il regolamento comunale, che ha portato allo sgombero. Questo muro ha ottenuto invece il patrocinio del patrocinio del Municipio XV e il supporto dell’AMA, e ci auguriamo quindi che possa durare.
“Qui c’è stato un bell’impegno da parte del Municipio e del Presidente Torquati – assicura Marcello Ribera, Presidente della Commissione Ambiente del Municipio – […] Abbiamo accolto molto favorevolmente la proposta di Giovanna del Marymount, e ci siamo subito attivati perché il muro non venisse solo realizzato, ma che gli venisse garantita continuità”.
La sede dell’Ama in effetti è stata scelta anche a questo scopo, oltre che per la visibilità sulla via Cassia, visto che qui è previsto un presidio fisso degli operatori. Il muro quindi dovrebbe essere continuamente controllato. “Lo controlleremo noi del Municipio, gli scout, il Marymount, e anche Ama” promette Ribera.
“Quando si portano gli studenti fuori è una responsabilità – ci spiega poi la Iorio, Miss Iorio, come la chiamano i ragazzi – Non potevamo permettere che dei ragazzi fossero tacciati di delinquenza. Abbiamo chiesto e ottenuto un’autorizzazione, alla quale è seguito il patrocinio, che per noi è importante perché mette in evidenza sia la rilevanza artistica, sia quella sociale. Per noi è la garanzia che questa non è solo una giornata di festa, ma qualcosa di duraturo”.
Sì, c’è anche l’aspetto artistico, perché il muro è stato progettato a scuola e dipinto con l’ausilio dei Pittori Anonimi del Trullo. “I ragazzi sono stati stupendi – ci dice con entusiasmo Mario D’Amico, l’artista che in prima persona ha aiutato i ragazzi, che hanno comunque dipinto tutto il muro con le loro mani – Questo è il motivo per cui noi ci siamo: vogliamo coinvolgere i ragazzi a fare queste cose. Missione compiuta!”.
Tutto solo e soltanto con la forza delle buona volontà. “Ci siamo autofinanziati – ci racconta infatti Miss Iorio – […] Abbiamo organizzato una vendita di torte e di dolci, raccogliendo 560 euro. Stiamo andando però un po’ oltre con le spese”. Giovanna lo dice, ma non sembra che la cosa la preoccupi o le metta ansia. Sorride e guarda con fiducia e speranza i suoi ragazzi.
E ci presenta due di loro, Francesco M. e Costanza F., studenti dell’ultimo anno, in procinto di lasciare la scuola, ma non il muro. “Ci sentiamo un po’ proprietari di questo muro perché è nato nella nostra scuola – dice infatti Costanza – […] Stamattina siamo arrivati e ci siamo messi innanzitutto a impacchettare i vestiti, poi abbiamo dipinto alcune lettere e aiutato in giro”.
Tutto in poche ore? “In realtà abbiamo iniziato ieri a dipingere l’albero con altri due ragazzi dell’ultimo anno – racconta Francesco – mentre quelli più piccoli oggi hanno disegnato le lettere”. Perché quando si crede in qualcosa è possibile che funzioni. 560 euro raccolte in un solo giorno, d’altronde, come precisa Vivian Mingazzini, insegnante di francese della scuola.
Una scuola che offre ai ragazzi ma li spinge ad offrire a loro volta. “Abbiamo avuto questa possibilità, ed è importante che noi ora aiutiamo chi ha bisogno, è essenziale” conclude con fermezza Francesco. E quando chiediamo se torneranno a trovare il muro dopo la scuola, parte un deciso coro a due: “Assolutamente!”.
Una mattinata di festa, di colori. I ragazzi sorridono e non sembrano stanchi. Ma, nonostante l’atmosfera giocosa, nessuno usa pennelli e colori per giocare, ma solo per finire il muro. ‘Dammi la mano‘, un altro degli slogan, che i ragazzi scrivono e dipingono con le loro mani, usandole per lasciare le loro impronte sulla parete. Alle 12.30 è tutto pronto, si fanno le foto, partono applausi e ringraziamenti.
La mattinata si conclude con il posizionamento degli abiti, regalati da persone di buona volontà, sui pomelli e sulle catene, che hanno proprio il sapore di catene della solidarietà. Il muro sarà aggiornato tutte le settimane. Ci auguriamo quindi che questo sia solo l’inizio.
In bocca al lupo per questa iniziativa.
Foto e testo Roberta De Carolis
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