Si chiama Joenia Wapichana, la sua casa è l’Amazzonia ed è la prima indigena brasiliana a diventare deputata. Una donna che sta facendo molto parlare di se e che promette tempi duri per il presidente Jair Bolsonaro.
Joenia fa parte della tribù Wapichana da cui ha preso il cognome. Nata a Raraima nella comunità indigena di Bedside Truarú nell’Amazzonia del Nord, a 8 anni l’ha lasciata per trasferirsi con la madre a Boa Vista e studiare ma anche se lontana dalla sua terra natale, il suo cuore è sempre rimasto in Amazzonia insieme al suo popolo.
A 23 anni, nel 1997, è diventata il primo avvocato indigeno donna del Brasile e nel 2013 ha iniziato a far parte del Comitato per i Diritti dei Popoli Indigeni. Una donna dagli infiniti primati visto che oggi è anche la prima deputata indigena brasiliana e fa parte del Congresso.
Nel 2018 ha conquistato il Premio dell’Onu Human Right grazie all’impegno nel difendere gli indigeni che vivono nel Nord del Brasile dalle ingerenze e dalle violenze in nome degli interessi economici delle lobby agricole, Ppmio in passato assegnato a personalità come Martin Luther King e Nelson Mandela.
Joenia Wapichana e il pericolo Bolsonaro
Sul presidente brasiliano, Joenia ha le idee chiare. A suo avviso, la sua politica sta avendo pesanti conseguenze sugli indigeni:
“Prima di vincere le elezioni ha detto che non ci sarebbe stato un altro millimetro di terra indigena. Quando ha assunto il potere, la prima cosa che ha fatto è stata eliminare il Ministero degli affari indigeni (FUNAI) dal Ministero della Giustizia e passarlo a quello dell’Agricoltura. Privò il FUNAI del potere di organizzare e delimitare le terre indigene. Inoltre, l’agricoltura ha una politica agraria a scapito delle terre indigene. Come deputato, ho contestato l’azione del governo. Ho formato un fronte di deputati per cambiare questa situazione“.
A ottobre Wapichana conquistava il suo seggio ma nel frattempo Bolsonaro si dava da fare, inaugurando tempi duri per gli indigeni brasiliani. Nel corso degli ultimi mesi, pur rimanendo ancora all’interno del Trattato di Parigi, ha firmato un ordine esecutivo togliendo le responsabilità sui terreni amazzonici alla National Indian Foundation. Di fatto ha tolto agli indigeni le loro terre ancestrali, limitato i loro diritti e dato il via libera all’utilizzo di oltre 150 nuovi pericolosi pesticidi.
Secondo Wapichana, si tratta di un attacco frontale ai diritti di queste popolazioni visto che le loro terre sono tutelate anche dalla costituzione Brasiliana.
“Quando difendiamo le terre degli indigeni, non stiamo solo proteggendo i nativi. Le riserve sono terreni pubblici. Stiamo discutendo di costruire miniere sui territori dei nativi come unica possibilità di salvare l’economia del paese ma non è vero. Dobbiamo trovare insieme soluzioni più sostenibili”, sono le sue parole.
Una personalità forte che col suo esempio e le competenze, ne siamo certi, farà il possibile per tutelare le tribù brasiliane contrastando gli interessi economici dell’agricoltura e dell’estrazione mineraria.
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Francesca Mancuso