È stata premiata come la più buona dell'anno. Si chiama Nadia ed è un'infermiera toscana. Qualche anno fa, la donna ha compiuto un gesto davvero toccante: ha adottato il piccolo Mario, gravemente malato e abbandonato in ospedale dai genitori, pur sapendo che presto la malattia glielo avrebbe portato via
È stata premiata come la più buona dell’anno. Si chiama Nadia ed è un‘infermiera toscana. Qualche anno fa, la donna ha compiuto un gesto davvero toccante: ha adottato il piccolo Mario, gravemente malato e abbandonato in ospedale dai genitori, pur sapendo che presto la malattia glielo avrebbe portato via.
Un cammino tanto doloroso quanto generoso quello di Nadia, consapevole del fatto che il bambino sarebbe andato incontro a morte certa nel giro di qualche anno. Così è stato. Il piccolo Mario, nato a giugno del 2011, si è spento a gennaio 2014 nonostante le amorevoli cure della mamma adottiva.
La storia. Il piccolo, dagli occhi a mandorla, alla nascita era affetto da una grave patologia. La sua famiglia lo abbandonò all’ospedale di Siena. Lì iniziò il lungo calvario del piccolo, seguito sia dall’ospedale pediatrico Mayer sia dal’Ospedale Misericordia di Grosseto all’età di sei mesi.
Le sue condizioni erano molto gravi ma l’infermiera Nadia fu colpita da quel bambino. Piccolissimo, coperto da tubicini e drenaggi, Mario aveva acceso in lei qualcosa. La donna, che aveva già una figlia, iniziò a prendersi cura di lui anche al di fuori dell’orario di lavoro, alternandosi con altri volontari. Grazie alla fisioterapia, il piccolo iniziò a muoversi e ad assumere posture più naturali. Iniziò anche a mangiare con il biberon, mentre prima si nutriva con il sondino naso gastrico.
Nel 2012, Nadia avviò le pratiche per l’affido, avvenuto circa 7 mesi dopo. Insieme alla figlia Alessia, l’infermiera si occupò a tempo pieno di Mario, portandolo al mare, in montagna, in piscina. E i progressi furono subito visibili: il piccolo cominciò a mangiare da solo, imparò a tenere sollevata la testa e a muoversi meglio. Dopo un anno e mezzo di sofferenze in ospedale Mario iniziò ad avere una vita quasi normale. Ma la sua storia aveva la fine già scritta.
In tanti dicevano a Nadia che non valeva la pena sacrificarsi per un bimbo che sarebbe morto, perché il distacco sarebbe stato durissimo:
“Lo so, soffrirò, ma lo amo e non voglio che sia solo e poi preferisco soffrire per sempre per avere dato a mio figlio Mario l’amore incondizionato di una famiglia, anche per poco, piuttosto che non averlo mai accudito” è sempre stata la sua risposta.
Per questo, Nadia Ferrari lo scorso sabato a Padova ha ricevuto il Premio della bontà 2016 Sant’Antonio di Padova.
Un bellissimo esempio di altruismo e di amore senza condizioni.
Redazione greenMe.it
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