Nel corso del 2015 abbiamo affrontato più volte il tema del carcere, raccontandovi storie diverse, presentandovi iniziative volte al recupero e a reinserimento sociale dei detenuti, ma anche, in alcuni casi, denunciando condizioni e pratiche lesive della dignità delle persone.
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Nel corso del 2015 abbiamo affrontato più volte il tema del carcere, raccontandovi storie diverse, presentandovi iniziative volte al recupero e a reinserimento sociale dei detenuti, ma anche, in alcuni casi, denunciando condizioni e pratiche lesive della dignità delle persone.
In questi dodici mesi, vi abbiamo raccontato di situazioni dolorose e degradanti, come quella delle detenute che, in numerosi penitenziari italiani e stranieri, hanno diritto ogni anno ad un numero molto limitato e, di fatto, insufficiente di assorbenti. Una penuria dettata dal fatto che leggi e strutture sono troppo spesso pensate “al maschile”, e che le umilia come persone, prima ancora che come donne, violando i loro diritti.
Vi abbiamo parlato del documentario che racconta la vita dei detenuti nella più grande prigione di massima sicurezza degli Stati Uniti, dove uomini condannati a pene lunghe, spesso all’ergastolo, sono di fatto obbligati a lavorare nei campi e nelle manifatture interne al penitenziario.
Ma, accanto alle “ombre”, il 2015 ci ha permesso di conoscere numerose “luci”: iniziative che puntano al recupero, alla formazione e al reinserimento del detenuto nella società, utilizzando a questo scopo strumenti diversi, dall’amore per gli animali fino all’artigianato, passando per la meditazione e la buona tavola.
CARCERE DI GORGONA, UN ESEMPIO DI RECUPERO DEI DETENUTI GRAZIE AGLI ANIMALI DOMESTICI
Coltivare la terra e svolgere attività con gli animali aiuta a raggiungere l’obiettivo di rieducazione, crescita culturale e reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti. Lo dimostra l’esperienza del carcere di Gorgona, l’ultima isola-penitenziario italiana.
I DETENUTI DIVENTANO DOG-SITTER: I CANI EX-RANDAGI NEL CARCERE DI BOLLATE
Onda, Titti e Tato. Sono alcuni dei cani che scodinzolano per il carcere di Bollate. Perché proprio qui si svolge un corso per operatori dog-sitter professionali ideato e progettato appositamente per le persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.
3) INGALERA: IL PRIMO RISTORANTE ALL’INTERNO DI UN CARCERE IN ITALIA
A Bollate, in provincia di Milano, arriva il primo ristorante in carcere d’Italia. Si tratta di un progetto pensato per aiutare i detenuti nel reinserimento sociale e ad imparare un nuovo lavoro.
4) EROI DELL’ANNO: L’EX DETENUTA CHE AIUTA LE DONNE USCITE DAL CARCERE A RIFARSI UNA VITA
Una donna nata e cresciuta in un contesto difficile, che per dodici anni non ha fatto altro che entrare e uscire dal carcere, è diventata l’angelo custode di detenute e senzatetto: attraverso una no-profit, Kim Carter offre la possibilità di un nuovo inizio a donne che, come è accaduto a lei in un passato non troppo lontano, hanno perso tutto e non hanno i mezzi e le risorse per ricominciare.
YOGA IN CARCERE: RITROVARE LA LIBERTÀ INTERIORE GRAZIE ALLE ASANA E ALLA MEDITAZIONE
Lo Yoga in carcere aiuta i detenuti a ritrovare la libertà a partire dall’introspezione, grazie alle asana e alla meditazione. Trascorrere un po’ di tempo praticando Yoga permette di allontanarsi da tutte le preoccupazioni e di rifugiarsi in uno spazio tranquillo che si trova dentro di sé, cosa non facile, soprattutto in carcere.
FUORI DI GABBIA: LE CASETTE PER GLI UCCELLINI REALIZZATE A MANO DAI DETENUTI DEL CARCERE DI TREVISO
Sono colorate e fatte a mano, un rifugio ideale per gli uccellini, ma sono anche parte di un progetto sociale per dare nuove prospettive a chi si trova in carcere. Le cassette per gli uccellini Fuori di Gabbia vengono realizzate dai detenuti del carcere di Treviso nei laboratori occupazionali gestiti dalla Caritas.
Lisa Vagnozzi