L'azienda vitinicola Salcheto oltre a presentare la prima indagine europea sulle emissioni di gas serra di una bottiglia di vino, sarà la prima cantina che riuscirà a raggiungere la completa autonomia energetica a partire dalla vendemmia del 2011
Quante emissioni produce una bottiglia di vino prima di finire sulle nostre tavole? Da oggi lo sappiamo con precisione: ben 1,83 kg di anidride carbonica. A calcolarlo, una cantina di Montepulciano, la Salcheto che, prima in Europa, ha stimato, attraverso un’accurata analisi svolta in collaborazione con l’Università di Siena, quanta CO2 viene immessa nell’atmosfera per la produzione standard di una bottiglia di nettare degli dei da 0,75 litri. Dalla vigna alla tavola.
L’accurata analisi svolta, basata sugli standard internazionali della “Carbon Footprint” è però solo il punto di partenza di un più ampio progetto di abbattimento delle emissioni nel settore vinicolo presentato domenica scorsa presso il Teatro Poliziano di Montepulciano e a cui noi abbiamo partecipato con entusiasmo. Sì, perché “Salcheto Carbon Free” non è la solita iniziativa di neutralizzazione della CO2 attraverso l’adesione, ad esempio, ai tanti programmi di compensazione così di moda di questi tempi. No. La Salcheto non si avvarrà di “pennelli” rapidi, facili e indolori per “tingersi di verde”, ma le emissioni le abbatterà per davvero. Almeno quelle “di sua competenza”, relative – cioè – alla produzione, la fase che, stando ai dati della ricerca che ha tenuto conto di tutti i passaggi della filiera, costituiscono quasi la metà dell’impatto ambientale del vino. Il restante delle emissioni prodotte deriva invece dal confezionamento (38%) e dalle attività commerciali di vendita, incluso il trasporto (26%).
Calcolando però che una parte della CO2 viene riassorbita dai vigneti stessi – i quali fungono da polmoni verdi esattamente come gli alberi piantati in Nicaragua – esiste un concreto margine dove intervenire per sperare di azzerarle. Come ha spiegato, infatti Michele Manelli, Presidente della Salcheto nel suo intervento introduttivo – “Il nostro impegno ora sarà quello di intervenire da subito su quelle fonti di emissioni che ci chiamano in causa direttamente, portandole a saldo zero, e cercando poi indirettamente di intervenire anche sulle altri fasi. Un primo dato da tenere in conto è che i vigneti da soli già assorbono 0,38 Kg di CO2eq per bottiglia, il saldo su cui intervenire è quindi di 1,45 Kg. È su questo valore che già abbiamo strutturato un progetto per raggiungere l’autonomia energetica dell’azienda e ridurre ulteriormente le emissioni.”
Ma in che modo? Probabilmente continuando a seguire quei “due terzi di sana follia” che hanno animato e spinto questo giovane quanto lungimirante imprenditore a perseguire nel suo scopo e a intraprendere la strada dell’ecosostenibilità, puntando dritto alla completa autonomia energetica del nuovo sito produttivo in costruzione.
La cantina attualmente in cantiere, che sarà inaugurata nella primavera del 2011, infatti, grazie al mix di fonti rinnovabili ed efficienza energetica messo a punto nel progetto di ristrutturazione ideato da La Fabbrica del Sole, potrà completamente affrancarsi dalle reti di elettricità, acqua e gas, diventando un nucleo completamente autonomo, un organismo “off grid” in grado di “vivere” di energia e risorse proprie. Ma soprattutto di produrre vino di qualità praticamente a zero emissioni. Già dalla prossima vendemmia.
Come? Integrando tecnologie e soluzioni finalizzate a perseguire la sostenibilità di tutti i cicli produttivi. Così, se per raffreddare la cantina verrà sfruttata l’energia geotermica, l’acqua calda si ricaverà dalle biomasse autoprodotte in campagna, mentre la luce per illuminare l’azienda sarà fornita da collettori solari e i macchinari alimentati da pannelli fotovoltaici. Non senza però aver provveduto a isolare e coibentare in maniera mirata l’edificio.
Sofisticati impianti di depurazione e scambio di calore, poi, permetteranno di sfruttare, per la produzione, l’acqua del laghetto antistante la cantina e recuperare così anche le acque piovane. Ciliegina sulla torta, infine, la piantumazione di specie arboree e autoctone, come ad esempio il Salice – da cui, tra l’altro, deriva il nome Salcheto – che contribuiranno all’assorbimento delle emissioni “in loco”.
Ma il progetto di ristrutturazione della nuova cantina di Salcheto, illustrato nel dettaglio da Paolo Fulini, presidente de La Fabbrica del Sole, che rappresenta un vero e prorprio laboratorio di sperimentazione dell’autonomia energetica, è solo il primo step di un programma più ampio che entro il 2013 porterà a nuovi obiettivi di miglioramento, intervenendo, ad esempio, anche, sulle macchine agricole e sui materiali di confezionamento del vino.
Oltre che sul consolidamento del Metodo di Analisi delle Prestazioni Ambientali. Un metodo che già oggi, come ha specificato Michele Crivellaro, responsabile di CSQA Certificazioni – Valoritalia consente al progetto Salcheto Carbon Free di “avviarsi verso una certificazione dei risultati ottenuti, che saranno quindi scientificamente convalidabili e verificabili” in particolare attraverso il nuovo protocollo ISO 14064.
Un metodo perfettamente in linea, dunque, con quelli che sono gli obiettivi strategici di riduzione dei gas serra del Protocollo di Kyoto: “Ogni anno in Italia – ha affermato il professor Domenico Andreis, docente del dipartimento di Scienze ambientali dell’Università di Siena che insieme con la laureanda Irene Fareti ha curato l’indagine sulle emissioni – vengono prodotte circa 5 miliardi e mezzo di bottiglie di vino. Secondo una stima, applicando il modello-Salcheto all’intera produzione nazionale, si potrebbero ridurre le emissioni di qualcosa come 2,3 milioni di tonnellate di CO2eq. Si tratta di una quantità che valutata a livello internazionale, nell’ambito della compravendita di emissioni, avrebbe un valore commerciale pari a circa 46 milioni di euro”.
Una sfida, quella di Salcheto, che si inserisce all’interno di un’altra sfida lanciata dalla Provincia di Siena con l’ambizioso obiettivo di diventare il primo territorio Carbon Free al mondo entro il 2015, portando il bilancio dell’anidride carbonica ad un livello neutrale attraverso progetto di riduzione delle emissioni e di compensazione. Ma anche di sostegno alle imprese che vogliono percorrere questa strada e che avranno tempo fino al 31 dicembre per partecipare al bando di finaziamento per la creazione di un polo ecosostenibile.
Una strada che, per le aziende del comparto vitivinicolo è stata spianata dall’esperienza di Salcheto Carbon Free, un modello “aperto” e assolutamente replicabile anche da altre aziende. “Gli investimenti che stiamo facendo – ci ha tenuto a sottolineare Manelli – consentiranno enormi risparmi sul lungo termine. Quello che quindi oggi rappresenta un costo, tra qualche tempo non solo sarà ammortizzato, ma permetterà di ottenere risparmi energetici e quindi economici rilevanti. Si tratta poi di un progetto che qualsiasi azienda vinicola può in maniera molto semplice riprodurre al proprio interno, permettendo così al sistema Paese di ottenere abbattimenti di emissioni molto significativi”.
In effetti a fronte di un maggior investimento pari ad Euro 523.000 – in gran parte coperto anche con i fondi destinati dall’Unione europea ai progetti di innovazione in agricoltura – oltre a far bene all’ambiente, si stima che Salcheto risparmierà ben 46000 euro l’anno e dunque riuscirà ad ammortizzarlo in pochi anni.
“Quello di Salcheto è un caso esemplare di green economy in salsa italiana – ha commentato Ermete Realacci, deputato e presidente della Fondazione Symbola – dove tradizione, qualità e territorio incrociano innovazione, ricerca e attenzione per l’ambiente. Che una storia come questa arrivi da Montepulciano e da una delle regioni delle italiane dove il settore enologico è fra i più prestigiosi al mondo per fama ed eccellenza, è un motivo in più per guardare con interesse e attenzione a questa esperienza, che può servire da apripista per il resto del Paese”.
E allora, in alto i calici! Perché con la stessa speranza, anche noi vogliamo brindare – magari con un bicchiere di Salco Evoluzione, il vino più pregiato della Salcheto, che ogni anno “unisce la propria espressione enoica del territorio con una forma di espressione artistica” e che per l’annata 2004 (quella attualmente in commercio) può vantare, ad esempio, sei bellissime etichette disegnate dal regista Michel Gondry, affinché esempi come questo si diffondano in tutta la Penisola fornendo ulteriore valore aggiunto alle tante eccellenze Made in Italy di cui andare fieri anche nel resto del Mondo.
Simona Falasca
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