Agricoltura a zero emissioni: la rivoluzione verde di Monte Vibiano

L'agricoltura è considerata fonte di elevati consumi in fatto di emissioni di CO2 , soprattutto per quel che riguarda lavorazioni e concimazioni, tanto che il ricorso a biomasse (di vario genere) e a colture agro energetiche per tale motivo - ma anche perché toglierebbero spazio alle colture alimentari affamando il mondo - spesso, non viene visto di buon occhio.

L’agricoltura è considerata fonte di elevati consumi in fatto di 2“>emissioni di CO2“>2 , soprattutto per quel che riguarda lavorazioni e concimazioni, tanto che il ricorso a biomasse (di vario genere) e a colture agro energetiche per tale motivo – ma anche perché toglierebbero spazio alle colture alimentari affamando il mondo – spesso, non viene visto di buon occhio.

Ma non sempre ciò corrisponde al vero come dimostra l’esperimento messo in piedi dall’azienda agricola Monte Vibiano vecchio di Marsciano (Perugia), che su di una superficie di circa 700 ettari produce vino, olio, legumi oltre ad una parte dedicata a bosco, presso la quale si è arrivati alla completa auto sufficienza energetica.

L’azienda è la prima ad aver raggiunto questo importante traguardo in campo agricolo, grazie all’intraprendenza (favorito anche dalla giovane età, appena 39 anni) del suo Amministratore delegato Lorenzo Fasola Bologna, che nell’Ottobre del 2008 (l’11 per la precisione) ha dato il via ad una vera e propria “rivoluzione verde”,  lanciando il progetto 360° Green Revolution con l’ambizioso obiettivo di azzerare le  emissioni serra entro il 2009. Un obiettivo oggi pienamente raggiunto che diventa adesso una sfida per le altre aziende che volgiono seguire il suo esempio rendendo la propria produzione agricola più ecologicamente responsabile.

Parlando con il giovane Lorenzo si comprende bene l’enorme motivazione che lo spinge a portare avanti il suo progetto, racchiuse nelle sue le parole: “faccio l’olio più verde che c’è“, intendendo appunto che la coltivazione degli olivi è a totale impatto ambientale zero.

Naturalmente il tutto è stato certificato fin dall’avvio del progetto dalla Det norske veritas (DNV), ente di verifica di fama internazionale che nell’Ottobre 2008 ha consegnato al già citato Lorenzo Fasola Bologna il certificato numero #00000001 (in accordo alle norme ISO 14064), che ha rappresentato un primo “step” per arrivare al raggiungimento dell’encomiabile traguardo di ecosostenibilità. Il tutto è  stato supervisionato dal centro per la ricerca sulle biomasse (CERB) di Perugia grazie al direttore professor Franco Cotana.

E così l’azienda è riuscita a passare dalle 764 tonnellate di CO del 2004 alle 287 del 2008. Come? Mettendo in atto contemporaneamente sia misure all’apparenza banali, ma non troppo (spegnimento di server energivori, uso di carta riciclatariduzione nell’ uso di stampanti e cosi via) che accorgimenti più sostanziosi.

Per raggiungere lo scopo naturalmente è stato necessario dotarsi innanzitutto di pannelli fotovoltaici i quali permettono il trasferimento dell’energia non consumata dall’azienda di tornare alla rete nazionale, contribuendo alla quota di energia pulita introdotta nella rete.

Per ridurre i consumi energetici, si è fatto inoltre ricorso ad accorgimenti spesso sottovalutati in altri casi e tra questi la tinteggiatura dei silos con il bianco riflettente (riduzione del riscaldamento globale, incrementando la capacità delle superfici di rimandare indietro i raggi solari limitando l’influenza sulla temperatura, il cosiddetto effetto albedo).

Anche il ricorso ad una mobilità ecocompatibile all’interno dell’azienda ha contribuito al successo, per gli spostamenti sono infatti utilizzati scooter e veicoli elettrici che si ricaricano grazie a batterie al vanadium (dispositivo che immagazzina l’energia prodotta da fonti rinnovabili), i trattori utilizzati sono alimentati da biodiesel di 1° generazione, prodotto da colture che non entrano in contrasto con le colture alimentari, ma da terreni marginali – non in uso – o residui di lavorazioni ottenendo un cippato (legno ridotto in schegge fini) che viene trasformato in carburante. Grazie a tali accorgimenti è stato possibile risparmiare oltre 4500 litri di carburante e ridurre le emissioni di anidride carbonica di 10 tonnellate all’anno.

Curiosità sempre in fatto di mobilità sostenibile è rappresentata dall’idea di fornire biciclette a quei dipendenti (la maggior parte comunque risiede nelle immediate vicinanze) che si recheranno al lavoro in con le due anziché le quattro ruote. Il tutto ottimamente sintetizzato dallo slogan una “mountain bike per dipendente“, inoltre è previsto un incentivo per il car sharing che permetterebbe a uno o più dipendenti di recarsi in azienda con una sola auto, con conseguenti benefici ambientali

Altre “pensate” riduci anidride carbonica sono state l’aver piantato 10000 alberi ad alto fusto attorno all’azienda allo scopo di mangiare la CO2 , l’impiego di acque di irrigazione azotate, e la sostituzione dei concimi chimici con quelli organici nei vigneti ed in parte negli uliveti.

Inoltre l’azienda ha anche provveduto a dotarsi di una caldaia a cippato, grazie alla quale viene prodotta l’energia necessaria per l’alimentazione dell’impianto di riscaldamento, la quale è alimentata anche dai residui della potatura delle viti.

Naturalmente l’aver raggiunto questo importante traguardo non è un punto di arrivo ma solo un primo passo, infatti l’azienda per i prossimi anni è intenzionata a mettere in campo ulteriori misure che aumentino l’efficienza energetica e riducano le emissioni dei gas serra.

Lo sforzo economico è notevole come dimostra il fatto che per rientrare nei costi si prevedono circa 5 anni, ma per il bene della terra questo è il minimo e comunque poi gli investimenti saranno ripagati da un costo non particolarmente elevato dei vini prodotti in azienda (una bottiglia di rosso villa Monte Vibiano è venduto ad un prezzo che oscilla tra i 5 ed i 6 €), senza pesare  eccessivamente sui consumatori.

Monte Vibiano Vecchio è inoltre famosa per aver sperimentato porzioni di olio monodose refrigerate che impiegano appena 10 minuti per scongelarsi, utilizzate da compagnie aeree, quali la Brithis Airways ed Emirates. Oltre alla praticità ed al minor consumo di olio (pensiamo a ad una aereo con numerosi passeggeri ognuno dei quali utilizza una bottiglia e a tutto il prodotto che naturalmente non viene consumato) questa soluzione permette di ridurre l’impatto ambientale provocato dalle bottiglie di plastica (generalmente) e il numero di rifiuti prodotti dall’ aereo.

La Green Revolution di  Monte Vibiano deve e dovrà, in futuro, rappresentare non un unicum nel suo genere ma un invito aperto a tutti (in questo caso agricoltori ma non solo) a responsabilizzarsi e fare proprie le richieste e gli appelli che l’ambiente ci fa, cercando di cogliere quelli che sono i modi migliori per essere ambientalisti a 360° e non solo per spot o per sperare in un qualche ritorno economico.

Per visionare il progetto è possibile collegarsi a www.360green.it

Domenico Aloia

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