E' una buona notizia, ma a metà. Perché resta ancora molto da fare, dopo che negli anni '80 era stato gravemente danneggiato dalle sostanze chimiche artificiali chiamate clorofluorocarburi (CFC).
Lo strato di ozono, che ci protegge dalla luce ultravioletta, sembra essere in via di guarire con successo.
È una buona notizia, ma a metà. Perché resta ancora molto da fare, dopo che negli anni ’80 era stato gravemente danneggiato dalle sostanze chimiche artificiali chiamate clorofluorocarburi (CFC).
Non è ancora un successo completo, infatti, come spiegano i ricercatori delle Nazioni Unite che hanno redatto un nuovo report, dal titolo “Scientific Assessment of Ozone Depletion: 2018”.
Restano, infatti, alcune aree dell’ozono che non sono state ancora riparate, mentre crescono anche le preoccupazioni sul fatto che l’aumento delle emissioni di alcune sostanze chimiche contenenti cloro possa ancora rallentare i progressi compiuti nella guarigione dello strato del nostro cielo. Lo dimostra l’aumento di una sostanza pericolosa per lo strato di ozono riscontrata negli ultimi anni dagli scienziati della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), che da poco si è scoperto provenire dalla Cina.
Dubbi a parte, il nuovo report ONU registra in ogni caso importanti passo avanti.
Tutto merito dell’accordo internazionale chiamato Protocollo di Montreal, che obbligò le imprese a rimpiazzare i prodotti dannosi ed eliminare gradualmente i CFC.
“Sono davvero buone notizie”, ha detto il co-presidente del rapporto Paul Newman, “Se le sostanze che riducono lo strato di ozono avessero continuato ad aumentare, avremmo avuto enormi effetti”.
“Le proiezioni nel futuro sono piuttosto positive, finché le parti continueranno a rispettare il Protocollo di Montreal”.
Nella foto che segue possiamo vedere il buco dell’ozono sopra l’Antartico com’era negli anni 2000.
Ora sappiamo che l’emisfero settentrionale potrebbe essere completamente riparato dal 2030, mentre l’Antartide nel 2060.
Ma qualcuno sta ancora rilasciando i composti vietati dal Protocollo di Montreal nell’atmosfera, dove persistono, e lo sappiamo, per decenni. Quindi continueranno a fare danni per le generazioni che verranno.
Insomma, potevamo fare di meglio. E possiamo ancora.
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Roberta Ragni