Sono due ferite ancora aperte per l’ambiente: il crollo della diga Fundão e quello poco più di tre anni dopo della diga di Brumadinho.
Il crollo della diga Fundão nel distretto di Mariana, nello stato brasiliano di Minas Gerais, rappresenta uno dei disastri ambientali più gravi nella storia del Brasile. L’evento, verificatosi il 5 novembre 2015, coinvolse la diga gestita dalla Samarco, una joint venture tra le multinazionali minerarie Vale e BHP Billiton.
Il collasso rilasciò oltre 30 milioni di metri cubi di fanghi tossici, residui della lavorazione del ferro, che devastarono il villaggio di Bento Rodrigues, causando 19 vittime (17 morti accertati e 2 dispersi) e danni incalcolabili all’ambiente e alla comunità.
La colata di fanghi percorse più di 660 chilometri lungo i fiumi Gualaxo, Carmel e Rio Doce, contaminando terreni, distruggendo ecosistemi e arrivando fino all’oceano Atlantico dopo due settimane. Si stima che 15 chilometri quadrati di terreno siano stati contaminati e che circa 250.000 persone abbiano subito l’interruzione della fornitura di acqua potabile.
Il risarcimento danni da parte delle aziende responsabili
Secondo le analisi, il crollo fu provocato da un sistema di drenaggio inadeguato e dalla liquefazione del terreno a seguito di un lieve sisma. Il disastro non solo distrusse comunità locali, ma causò un danno ambientale considerato il più grave mai registrato in Brasile, con ripercussioni su fauna, flora e qualità delle acque.
Un evento che non può che farci riflettere sulla mancanza di misure di prevenzione adeguate da parte delle aziende responsabili. Proprio queste ultime dopo anni di negoziazioni hanno accettato di pagare quasi 28 miliardi di euro per i danni causati.
Circa 16 miliardi saranno destinati allo Stato brasiliano per interventi distribuiti nei prossimi vent’anni, mentre la restante parte servirà per compensare le vittime, sostenere le famiglie e finanziare opere di bonifica ambientale e ricostruzione. Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha sottolineato l’importanza di imparare da questa tragedia.
Quattro anni dopo, un altro crollo di proporzioni ancora peggiori
Nonostante la gravità dell’evento del 2015, però, non si imparò proprio nulla. Un disastro simile avvenne infatti solo tre anni dopo con il crollo di un’altra diga a Brumadinho nel Minas Gerais, sempre gestita da Vale, che causò un numero ancora maggiore di vittime: 270.
Il crollo riversò milioni di metri cubi di rifiuti minerari nel bacino del fiume Paraopeba, provocando un disastro umano e ambientale di enorme portata. Nonostante siano trascorsi cinque anni, i responsabili diretti non sono ancora stati individuati e condannati.
Le indagini hanno rivelato che il rischio di rottura dell’impianto era noto ai vertici della compagnia mineraria Vale e alla filiale tedesca TÜV Süd, che aveva certificato la sicurezza della diga. Entrambe le aziende, insieme a 16 persone, sono state denunciate dalla procura dello Stato di Minas Gerais.
Nel 2021 è stato firmato un accordo tra la procura, il governo statale, la difesa pubblica e Vale, prevedendo un risarcimento di 37,68 miliardi di reais (circa 7 miliardi di euro). Tali fondi finanzieranno 160 progetti nel bacino del Paraopeba, tra cui monitoraggio ambientale, lavori di sicurezza, ricostruzione e programmi di sostegno economico alle comunità colpite. Tuttavia la questione dei risarcimenti individuali resta aperta e non è stata ancora affrontata in tribunale.
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