Dopo il disastro della marea nera nel Golfo del Messico, la BP non finisce più di stupire e annuncia nuove trivellazioni, questa volta nel Mar Mediterraneo, a largo della Libia, esattamente nel golfo libico della Sirte, che dista solo 500 chilometri dalla coste della nostra Sicilia.
Ci risiamo. Dopo il disastro della marea nera nel Golfo del Messico, la BP non finisce più di stupire e annuncia nuove trivellazioni, questa volta nel Mar Mediterraneo, a largo della Libia, esattamente nel golfo libico della Sirte, che dista solo 500 chilometri dalla coste della nostra Sicilia.
La notizia è stata resa nota dal Financial Times ed è stata successivamente confermata da un portavoce della compagnia britannica BP: “Entro le prossime settimane” – ha detto David Nicholas – la Bp darà il via alla prima delle cinque trivellazioni previste da un accordo da 900 milioni di dollari stipulato nel 2007 con la Libia di Muammar Gheddafi e sbloccato di recente”.
Le trivellazioni nel golfo libico arriveranno ad una profondità di circa 5.700 piedi (1.700 metri), ovvero 200 metri più sotto rispetto a quelle della Deepwater Horizon, la cui esplosione ha provocato il disastro ambientale più grave degli ultimi anni, con gravi conseguenze economiche per tutta la zona e una caduta di immagine per la compagnia petrolifera britannica.
Messa sotto accusa dai giornali e dall’opinione pubblica, la Bp ha assicurato che il disastro provocato nel golfo del Messico non si ripeterà perché ora l’azienda ha fatto tesoro dell’esperienza.
A dimostrarsi preoccupato – oltre naturalmente agli ambientalisti, tra cui Fulco Pratesi, presidente onorario del WWF Italia – anche Antonio D’Alì della Commissione Ambiente del Senato italiano che si dice “preoccupatissimo” per questa nuova iniziativa della compagnia britannica. “Il problema – ha fatto sapere D’Alì – non è la Bp o la Libia. Il fatto è che il mare non ha confini e se capitano incidenti, che siano in acque nazionali o internazionali, gli effetti si fanno sentire in tutto il Mediterraneo. Considerato che stiamo parlando già di uno dei mari più inquinati dal petrolio di tutto il mondo, le conseguenze di un disastro potrebbero essere irreversibili“.