Borgo Montello: il mistero dei kiwi contaminati da metalli pesanti

Cosa è successo davvero a Borgo Montello? Qual è la verità sull'arsenico e i metalli pesanti rilevati nelle acque vicino alle coltivazioni della cosiddetta "Valle d'oro", dove vengono coltivati insalata, pomodori, uva da tavola e, soprattutto, il kiwi dop?

Cosa è successo davvero a Borgo Montello? Qual è la verità sull’arsenico e i metalli pesanti rilevati nelle acque vicino alle coltivazioni della cosiddetta “Valle d’oro”, dove vengono coltivati insalata, pomodori, uva da tavola e, soprattutto, il kiwi dop?

Dopo la desecretazione dell’audizione del pentito Carmine Schiavone, ex cassiere del Clan dei Casalesi, sulle migliaia di fusti tossici interrati in provincia di Caserta e Latina dalla camorra, finisce nel mirino anche la discarica a due passi da Latina, dove sono stati seppelliti altre tonnellate di veleni e fusti tossici pagati “500 mila lire ognuno”. Il “giallo” lungo venti anni si riapre, ed è un vero e proprio incubo.

Tutto iniziò da lì, da un vallone dove i camion del comune di Latina cominciarono nel 1973 a scaricare la monnezza. Poi arrivarono le altre buche, una, cinque, alla fine nove invasi, con milioni di tonnellate di rifiuti. Il peggior incubo di chi qui è nato e cresciuto si è dimostrato alla fine reale”, scrive il quotidiano “Il Manifesto” in un’inchiesta, che punta il dito contro il silenzio dell’Arpa Lazio, che dal 2009 sta monitorando le sostanze presenti nelle falde al confine con le coltivazioni.

Il quotidiano parla di un rapporto mai divulgato alla popolazione, partito dagli uffici dell’Arpa Lazio il 20 marzo del 2012. E di un secondo rapporto consegnato lo scorso maggio, ancora introvabile e mantenuto “sotto riserbo dagli uffici ambientali della Regione Lazio”. La scorsa settimana diverse testate di Latina lo avevano chiesto, ma per il commissario Corrado Carruba e la Regione Lazio “I dati non sono ancora disponibili perché incompleti“.

L’Ispra, chiamata in causa, ribatte: “si ritiene che i dati siano pubblici e che siano accessibili presso gli Enti preposti. L’approfondimento tecnico del modello concettuale del sito insistente nell’area delle discariche di Borgo Montello, è del tutto indipendente dal procedimento amministrativo di bonifica e/o messa in sicurezza che resta in capo agli enti preposti”.

Ma con una nota l’Agenzia Regionale, rispondendo punto per punto alle accuse mosse, precisa: “L’ARPA Lazio non ha mai segretato alcunché delle proprie attività di analisi che sono state sempre prontamente versate nei procedimenti amministrativi, tramite comunicazioni formali alle amministrazioni competenti ed ai soggetti interessati. L’ARPA Lazio diffonde periodicamente in forma pubblica i propri report ambientali quando essi sono completi, fatto ovviamente salvo il garantire l’accesso anche ai documenti provvisori e di fase nelle modalità previste dalla legge. L’ARPA Lazio collabora proficuamente ed in piena sintonia con l’ISPRA, su Borgo Montello come su numerosi altri siti presenti nel territorio regionale, senza che si sia mai verificato alcun dissidio o contrasto relativamente alla diffusione dei report ambientali”.

In relazione ai problemi della discarica di Borgo Montello, sottolinea, poi, di operare “in collaborazione costante e quotidiana con l’Autorità Giudiziaria e ad oggi nessun rilievo risulta essere da Essa mosso all’operato dell’Agenzia o dei suoi dirigenti e funzionari. L’ARPA Lazio – ed in particolare la Sezione provinciale di Latina con tutti i suoi collaboratori – presta con la massima attenzione e convinzione la propria opera per la migliore conoscenza e la bonifica dell’area di Borgo Montello, in sintonia con l’operato e gli indirizzi delle Regione Lazio e a esclusiva tutela dell’ambiente, degli interessi pubblici e dei cittadini”.

Per il Manifesto, però, da quando il rapporto è stato consegnato alla regione e al comune di Latina, nessuno ha avvisato del pericolo la popolazione e i coltivatori. E non risulterebbe alcuna campagna di analisi specifica delle acque utilizzate per la coltivazione della frutta e degli ortaggi nella zona di Valle d’oro. Qual è la verità? Ancora difficile dirlo. Quel che è certo, purtroppo, sono le morti.

Roberta Ragni

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