Bolsonaro, in visita a Dubai, torna a ribadire le sue menzogne: "l'Amazzonia non brucia perché è umida. Non è cambiata dal 1500"
“L’Amazzonia? Non brucia perché è umida”: a dirlo, anzi a ripeterlo nuovamente, è Jair Bolsonaro, il Presidente del Brasile. Questa volta la menzogna (perché di questo si tratta) è stata ribadita nel corso di un incontro con degli investitori a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.
“Gli attacchi che subisce il Brasile quando si parla dell’Amazzonia non sono giusti. Oltre il 90% di quell’area è preservata, è esattamente la stessa di quando è stata scoperta nel 1500. L’Amazzonia è fantastica” ha avuto il coraggio di dire.
Bolsonaro mente sobre queimadas e preservação da Amazônia em discurso em Dubai
O presidente Jair Bolsonaro (sem partido) voltou a distorcer dados sobre o desmatamento da Amazônia e mentiu ao dizer que a floresta brasileira não pega fogo por ser úmida. pic.twitter.com/A167v3aKv3
— UOL Notícias (@UOLNoticias) November 15, 2021
Una frase proferita con grande leggerezza e sfacciataggine che non manca di rispetto soltanto alla foresta pluviale, devastata dalla deforestazione selvaggia, ma anche alle comunità indigene che da anni si battono per proteggere i loro territori e che lo accusano di ecocidio.
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Affermazioni false smontate dai dati
“Il fatto che la foresta non prenda fuoco è una mezza verità. Non crea incendi boschivi perché è una foresta umida. La foresta non brucia naturalmente, ma se qualcuno le dà fuoco brucia ” ha sottolineato Marcio Astrini, segretario esecutivo dell’Osservatorio Clima.
E in effetti è ciò che accade da tempo in Amazzonia: il nostro polmone rischia di scomparire non a causa di incendi scoppiati per cause naturali, ma per via delle politiche fortemente anti-ambientaliste portate avanti proprio da Bolsonaro, che non ha voluto prendere parte alla COP26, confermando il suo menefreghismo nei confronti della crisi climatica.
Secondo un report dell’ONG Imazon, soltanto negli ultimi 12 mesi il tasso di deforestazione è cresciuto del 57%. Solo nel luglio di quest’anno, la foresta amazzonica ha perso un’area più grande di quella della città di San Paolo e, rispetto al luglio del 2020 il tasso di deforestazione ha subito un balzo in avanti dell’80%.
Insomma, l’affermazione di Bolsonaro è palesemente falsa. L’Amazzonia non è affatto identica a decenni fa, ma è sempre più agonizzante.
Il 20% dell’Amazzonia è già stato deforestato – spiega Tasso Azevedo, coordinatore di MapBiomas (una piattaforma che si occupa di mappare annualmente il suolo sfruttato in Brasile) – Se si considerano le aree che hanno avuto incendi o che hanno subito sfruttamento irregolare delle foreste o l’estrazione mineraria, la devastazione del territorio riguarda almeno un altro 20%. Quindi non possiamo parlare di un’Amazzonia completamente conservata. L’Amazzonia sta subendo pesanti minacciate. L’unica cosa che è rimasta uguale a 1500 è il governo che cerca di sottrarre terra agli indigeni, promuovendo invasioni e deforestazione.
Di fronte alle affermazioni di Bolsonaro non possiamo che domandarci: come si può mentire così spudoratamente di fronte all’evidenza?
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Fonti: G1 (Globo)/UOL
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