Bolsonaro, il peggior Presidente del mondo per l’Amazzonia e le popolazioni indigene

Dal 2019 si è intensificata la deforestazione del polmone verde del pianeta a scapito anche delle popolazioni indigene e dei loro diritti

Deforestazione, estrazione mineraria illegale, aumento delle licenze per i pesticidi, smantellamento degli Enti di protezione ambientale, attacchi all’incolumità degli indios. Sono questi alcuni degli inquietanti risultati prodotti nei primi tre anni di Presidenza di Jair Bolsonaro sostenuta da un governo che unisce destra, conservatori e militari con l’appoggio di esponenti vicini a grandi proprietari terrieri e allevatori.

I dati rilevati sono preoccupanti. Il rapporto Science Panel for the Amazon, rilasciato lo scorso luglio dall’agenzia internazionale Sustainable Development Solutions Network, ha evidenziato come le specie a rischio estinzione tra animali e piante sono 10.000 e la deforestazione ha colpito oltre il 17% della foresta pluviale.

Le ricerche dell’Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (INPE), agenzia brasiliana per la ricerca spaziale, hanno registrato un aumento del 52,9% dell’area deforestata nei tre anni del Governo Bolsonaro rispetto ai tre anni precedenti. Solo tra agosto 2020 e luglio 2021 si è registrato un aumento del 22% rispetto al periodo precedente; il disboscamento nella foresta pluviale più grande del mondo ha investito un’area di 13.235 kmq. Inoltre si è registrato un +30% nelle registrazioni di nuovi pesticidi, 967 introdotti nei primi due anni al Governo.

L’associazione dei popoli indigeni del Brasile (APIB) ha chiesto alla Corte penale internazionale di aprire un’inchiesta sull’operato del Presidente con l’accusa di genocidio, ecocidio e politica anti-indigena per aver favorito lo sfruttamento intensivo delle terre indigene, di foreste e miniere.

Cos’altro può accadere nel 2022? L’approvazione da parte del Senato Federale del PL da Grilagem, un progetto di amnistia verso gli invasori delle terre indigene che hanno disboscato anche foreste pubbliche. C’è poi il Pacote do Veneno ovvero una legge per consentire l’uso di ulteriori pesticidi, vietati in altri luoghi del mondo. Infine anche il Marco Temporal: si attende il pronunciamento del Tribunale Supremo Federale sulla proposta di un indebolimento della demarcazione delle terre indigene se questi popoli non possono provare di abitare fisicamente su quelle aree alla data del 5 ottobre 1988, giorno della promulgazione della Costituzione brasiliana.

Un primo campanello d’allarme sulla precaria situazione ambientale in Brasile era suonato nel 2012 con l’approvazione della riforma del Codice Forestale durante la Presidenza Dilma Rousseff passata con 274 voti a favore e 184 contro. Nessuno poteva forse immaginare come sarebbero andate le cose con l’arrivo di Bolsonaro.

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Fonti: Science Panel for the Amazon; INPEAPIB

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