Il presidente brasiliano ha firmato una proposta di legge per rendere legali le invasioni e lo sfruttamento delle terre indigene amazzoniche
Bolsonaro di nuovo contro gli indigeni e questa volta fa sul serio. La scorsa settimana, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha firmato una proposta di legge per consentire lo sfruttamento delle riserve indigene in Amazzonia.
La proposta, definita da Bolsonaro come un’iniziativa “da sogno”, diventerà in realtà un incubo per indigeni e tribù incontattate poiché consentirà nelle loro terre l’esplorazione di petrolio e gas, nonché la costruzione di allevamenti, miniere, di una diga idroelettrica e lo sviluppo di progetti per il turismo.
Secondo la Costituzione brasiliana, i territori indigeni delimitati appartengono allo stato ma su di essi sono in vigore il possesso permanente e l’uso esclusivo da parte degli indigeni, e solo loro possono decidere quali attività sono consentite nelle loro terre.
La nuova legge è quindi un tentativo di scavalcare la Costituzione, per legalizzare le invasioni nelle terre indigene, fenomeno costante crescita da quando Bolsonaro è stato eletto.
Dal punto di vista del Governo, la nuova normativa libererà gli indigeni e le tribù incontattate, che verranno compensati economicamente dalle società che si insedieranno nei loro territori.
Di tutt’altro avviso i conservazionisti, convinti che l’apertura delle terre indigene non promuoverà lo sviluppo economico delle popolazioni native, ma garantirebbe semplicemente lo sfruttamento da parte di terzi delle loro risorse naturali e questo porterà a un’estesa deforestazione e alla contaminazione dei fiumi in Amazzonia, con gravissimi danni ambientali.
Le popolazioni indigene colpite dai nuovi insediamenti dovranno essere consultate come previsto dalla Convenzione 169 dell’Organizzazione internazionale del lavoro, di cui il Brasile è firmatario, ma non avrebbero potere di veto.
Il disegno di legge dovrà essere votato al Congresso prima di poter essere approvato e l’unica speranza ora è che non ottenga la maggioranza.
Oltre a questa nuova proposta, a minacciare le tribù isolate e incontattate c’è anche la nomina da parte della Fundação Nacional do Índio (FUNAI) di un predicatore evangelico, Ricardo Lopes Dias, impegnato nella conversione degli indigeni al cristianesimo.
Circa 600 leader indigeni brasiliani si sono riuniti lo scorso gennaio nello stato amazzonico del Mato Grosso hanno denunciato che il governo sta promuovendo un progetto politico di “genocidio, etnocidio ed ecocidio”.
Fonti di riferimento: AFP/APJornal O Globo
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