Il governo del Belize ha deciso di introdurre una legislazione per stabilire una moratoria permanente sull'attività petrolifera offshore all’interno e nelle zone intorno alla barriera corallina del Belize.
Goodnews! Patrimonio mondiale dell’Unesco e habitat per quasi 1400 specie: la Barriera corallina del Belize oggi può contare su una piccola vittoria. Il governo locale ha infatti deciso di introdurre una moratoria permanente sull’attività petrolifera offshore all’interno e nelle zone attorno alla stessa barriera corallina.
Un provvedimento, questo, ovviamente ben accolto dal WWF, da Oceana e dagli altri membri della coalizione Belize Coalition to Save Our Natural Heritage e un passo avanti, perché no, anche per la conservazione marina globale.
Stop, dunque, all’esplorazione petrolifera in uno degli ambienti marini più straordinari al mondo e nella zona economica esclusiva, che dovrebbe arrivare definitivamente nella prossima sessione parlamentare del paese nel novembre 2017.
“In un momento in cui la natura è sotto una pressione crescente e scompare con un’accelerazione senza precedenti, stiamo cominciando a comprendere il valore del suo contributo insostituibile per la nostra economia e per il nostro benessere. L’impegno del governo del Belize per proteggere la barriera corallina rappresenta un esempio del tipo di leadership di cui abbiamo urgente bisogno per salvaguardare gli oceani del nostro pianeta e alcuni dei suoi luoghi più produttivi, eccezionali – e tuttavia estremamente vulnerabili”, ha dichiarato Marco Lambertini, direttore generale del WWF International.
La decisione di porre una moratoria alle attività petrolifere offshore segue la mobilitazione globale contro la risoluzione che era stata presa nell’ottobre 2016 di consentire test sismici per la ricerca del petrolio (airgun) solo a un chilometro di distanza dal sito:
“La mobilitazione dell’anno scorso ha mostrato quanto siamo determinati nel proteggere la barriera corallina – una fonte di vita, tradizione e orgoglio per tutti noi in Belize. La decisione di oggi che dimostra l’impegno del governo a proteggere il nostro tesoro nazionale ci rincuora”, spiega Nadia Bood, ricercatrice WWF della Barriera corallina Mesoamericana.
“Una volta emanata, questa legge sancirà il riconoscimento dell’amministrazione del primo ministro Barrow rispetto al fatto che la qualità della nostra vita dipende direttamente dall’integrità delle risorse naturali e che i mezzi di sostentamento per le decine di migliaia di cittadini del Belize che dipendono dalla barriera corallina non sono disponibili. Questa legislazione renderà il Belize leader nella protezione dei coralli e nel salvaguardare gli ecosistemi costieri e marini, azioni che, si spera, siano di ispirazione in tutto il mondo”, ha dichiarato il vice presidente di Oceana in Belize, Janelle Chanona.
Certo, ben venga il divieto di attività petrolifere offshore, ma quel che è necessaria è anche un’azione che rafforzi la regolamentazione della mangrovie e limiti la vendita di terreni pubblici all’interno del World Heritage Site. Il turismo e la pesca correlati alla barriera corallina fanno vivere circa 190mila persone in Belize e si stima che il contributo economico annuo del turismo, della pesca e della ricerca scientifica correlata alla Barriera sia intorno al 15% del PIL del Belize.
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Esattamente come la barriera corallina del Belize, anche quasi la metà dei siti naturali del patrimonio Unesco subiscono le minacce delle industrie, che mettono a rischio i mezzi di sussistenza e il benessere delle comunità che ne dipendono oltre a minacciarne la conservazione nel tempo. Con la campagna “Insieme salvaguardando il nostro patrimonio comune”, il WWF mira a rafforzare l’implementazione della Convenzione sui World Heritage Site e rafforzare le linee guida OCSE che proteggono questi siti.
AGGIORNAMENTO DEL 9/01/2018
È ufficiale, La piccola nazione centroamericana ha deciso di interrompere indefinitamente tutte le nuove esplorazioni petrolifere nelle sue acque. La legge è passata e la misura diventa attuativa. Il Belize produce solo 3.000 barili di petrolio al giorno, in contrasto con i 1,5 milioni di barili che gli Stati Uniti producono ogni giorno nel Golfo del Messico. Tuttavia, questa piccola ma significativa azione invia un messaggio ad altri paesi in via di sviluppo che cercano di bilanciare lo sviluppo economico con la conservazione dell’ambiente. Perché le sue barriere coralline e le acque incontaminate sono di gran lunga più importanti, a lungo termine, dei petroldollari di oggi.
Germana Carillo