I fanghi rossi (red mud in inglese) sono un problema anche in Italia. In Sardegna infatti esiste da molti anni un bacino di residui di produzione di alluminio, che nel 2009 fu messo sotto sequestro. L’azienda che li detiene, EurAllumina, da diversi anni proprietà della multinazionale Rusal, ha firmato a maggio un protocollo di intesa con la Regione Autonoma della Sardegna per la messa in sicurezza e la ripresa delle attività.
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I (red mud in inglese) sono un problema anche in Italia. In Sardegna infatti esiste da molti anni un bacino di residui di produzione di alluminio, che nel 2009 fu messo sotto sequestro. L’azienda che li detiene, EurAllumina, da diversi anni proprietà della multinazionale Rusal, ha firmato a maggio un protocollo di intesa con la Regione Autonoma della Sardegna per la messa in sicurezza e la ripresa delle attività.
Ma quali sono i potenziali pericoli?
RISCHIO INQUINAMENTO
L’alluminio viene estratto dalla bauxite, un minerale che al suo interno contiene molti altri elementi della tavola periodica, e che nel ciclo produttivo del metallo viene trattato con sostanze molto basiche (come la soda caustica), in modo da ottenere un complesso dall’alluminio, a sua volta poi sottoposto a processi chimico fisici volti a isolare l’elemento in forma metallica.
Ma tutto quello che resta dal primo attacco chimico, i cosiddetti fanghi rossi (il cui colore è dato sostanzialmente dagli abbondanti ossidi di ferro) è una bomba pericolosa, perché si trova ad un pH decisamente incompatibile con gli ecosistemi e perché contiene molti elementi della tavola periodica tra cui alcuni tossici e/o cancerogeni come mercurio, cromo, torio e arsenico.
DISATRI AMBIENTALI
È la stessa bomba, come ci ricorda il disastro ungherese del 2012, che arrivò nel Danubio e provocò quattro morti (di cui due bambini), sei dispersi, almeno 120 feriti e 100 famiglie evacuate, oltre a danni ambientali incalcolabili e impredivilmente a lungo termine.
Ed è la stessa bomba che più recentemente è scoppiata a Kuantan, in Malesia, dove chilometri di mari, fiumi e coste si sono ricoperti da una coltre color ruggine, con conseguenti malattie della pelle e aumento del rischio di cancro e dove le richieste pubbliche di una più severa regolamentazione finora sono rimaste inascoltate.
I fanghi rossi tra l’altro sono anche una potenziale fonte di materie prime, di cui il nostro continente, e soprattutto l’Italia, è particolarmente povero. Tra queste, ad esempio, compaiono il Gallio e le Terre Rare, considerati critici dalla Commissione Europea perché a rischio approvvigionamento e fondamentali per tutte le economie avanzate perché imprescindibili nell’elettronica.
FANGHI ROSSI, UNA BOMBA A OROLOGERIA
Per questo l’Europa e in modo particolare l’Italia, è di fatto dipendente dall’importazione da paesi extra europei, soprattutto asiatici, che spesso, tra l’altro, hanno processi produttivi con scarsa attenzione all’ambiente e alle condizioni lavorative.
I fanghi rossi sono dunque un potenziale e terribile pericolo ambientale. Una falla nei sistemi di sicurezza delle vasche di contenimento potrebbe risultare in un disastro anche nel nostro paese. Basterebbero forse degli investimenti per la loro bonifica e magari lo sfruttamento per ricavarne materie prime. L’alternativa è continuare a tenere in casa una pericolosa bomba a orogeleria, soggetta comunque a spese per la messa in sicurezza.
La sentenza spetta a noi, oggi.
RC
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