“Ci state bruciando il futuro” è questo il claim dello striscione aperto dagli attivisti di Greenpeace questa mattina all’alba sulla piattaforma petrolifera “Prezioso” nel canale di Sicilia. Il messaggio è indirizzato al Governo italiano e al Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) recentemente redatto e tutto incentrato sul gas, fonte fossile affatto pulita che emette CO2 e gas serra. Un Piano energetico che anche la Commissione Europea ha giudicato troppo incentrato sui combustibili fossili che va in senso opposto agli obiettivi di decarbonizzazione fissati e che rallenta la transizione energetica a fonti di energia rinnovabili.
Il piano, infatti, è per la maggior parte incentrato sull’ampliamento delle estrazioni di gas nei nostri mari e l’apertura di nuovi pozzi offshore. Per la prima volta dopo anni di lotte contro le trivelle, si punta tutto sul progetto “Offshore Ibleo” senza alcuna valutazione di rischi di incidente rilevante “in fase di perforazione del pozzo o coltivazione del giacimento, incendio della piattaforma…”
«L’emergenza climatica è sotto gli occhi di tutti e chi dovrebbe fare di tutto per proteggere i cittadini, ovvero il nostro governo, continua invece a perseguire le stesse politiche fossili che hanno contribuito a portarci al punto in cui ci troviamo», dichiara Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. «Oggi siamo in azione nello Stretto di Sicilia per protestare contro l’imminente ampliamento delle attività estrattive del progetto “Offshore Ibleo”. Gas e petrolio sono parte del problema, non della soluzione ai cambiamenti climatici e un governo che voglia difendere i cittadini deve fermare i piani di espansione delle attività estrattive e puntare invece su rinnovabili ed efficienza, per arrivare a zero emissioni entro il 2040».
Secondo ENI il progetto Offshore Ibleo dovrebbe essere operativo già nel 2021 e sono già state avviate le procedure per gli appalti, ma ancora non è stato fornito il documento dei rischi.
«Ogni nuovo progetto di estrazione di combustibili fossili va in direzione opposta rispetto agli Accordi di Parigi», continua Iacoboni. «Nelle ultime settimane Greenpeace ha impedito per dodici giorni a una piattaforma petrolifera di BP di raggiungere la propria destinazione ed iniziare nuove trivellazioni nel mare della Scozia, ha manifestato contro il carbone della compagnia tedesca RWE, la più inquinante di Europa in termini di emissioni di CO2, e oggi sta manifestando pacificamente contro nuove estrazioni di gas in Italia da parte di Eni. Non c’è più tempo da perdere, se vogliamo davvero salvare il clima e noi stessi, dobbiamo fermare nuovi progetti di estrazione e accelerare la transizione energetica verso un mondo cento per cento rinnovabile. È tecnicamente possibile. E dobbiamo farlo», conclude Iacoboni.
Simona Falasca