Sono trascorsi 24 anni dal peggior disastro ambientale mai avvenuto in Europa (dopo quello di Chernobyl), provocato dal crollo di una diga in Romania
La peggiore catastrofe ambientale europea dopo Chernobyl avvenne 24 anni fa a Baia Mare, in Romania, con la frattura della diga di un bacino di decantazione della Aurul SA: riversati nelle acque centinaia di migliaia di metri cubi di metalli pesanti e cianuro di sodio, e distrutti la biodiversità e la possibilità di avere acqua potabile per milioni di persone.
30 gennaio 2000: una notte di violenti temporali apre una breccia nella diga di sterro della compagnia Aurul SA e un’impressionante fuoriuscita di rifiuti ricchi di cianuro viene rilasciata nel sistema fluviale vicino a Baia Mare, nel nord-ovest della Romania.
I veleni viaggiano attraverso gli affluenti nel fiume Somes, Tisza e infine nel Danubio prima di raggiungere il Mar Nero. A seguito delle richieste dei governi di Ungheria, Romania e Repubblica Federale di Jugoslavia (FRY) e delle consultazioni con il Commissario europeo per l’ambiente, la JEU dispiega un team di esperti internazionali per effettuare un’analisi scientifica del danno ambientale causato dalla fuoriuscita.
“Tutto, fino ai batteri, è morto – dichiarerà alla BBC Jozsef Feiler, di Friends of the Earth in Ungheria – Adesso c’è più vita in un canale di scolo che in questo fiume. Niente è vivo. Zero”.
Un incidente dovuto al clima impazzito? Di certo le piogge torrenziali, imperversate per un’intera notte, hanno di fatto provocato la frattura, ma le indagini dimostreranno poi che dietro c’era ben altro: mancanza di controlli, quasi totale assenza di manutenzione e, forse, una progettazione quanto meno superficiale.
Al momento del guasto, c’era infatti una capacità di immagazzinamento insufficiente al sequestro dei materiali, dimostrano le indagini. Il 16 dicembre 2000, Tom Garvey, capo di una task force dell’Unione europea, dichiara che la compagnia mineraria è responsabile del disastro ambientale.
“Non c’è dubbio sulle cause di più di cento tonnellate di cianuro riversate nel Pau, nel Somas e nel fiume Tibisco, uccidendo ogni cosa sulla sua scia”.
L’indagine conclude alla fine che l’incidente è stato causato dalle dighe progettate in modo inappropriato, dal monitoraggio inadeguato della costruzione e del funzionamento di tali dighe, oltre che dalle condizioni meteorologiche, avverse di certo, ma non eccezionali.
Negli anni successivi, non potendo ormai fare molto per i danni ambientali arrecati (oltre a tentare di ossidare i sali tossici tramite ipoclorito di sodio), le misure di sicurezza presso la miniera d’oro di Baia Mare vennero comunque migliorate. Oggi ci sono altri bacini, e le tubazioni e la diga sono controllate ogni due ore, rilevando perdite e fessurazioni. La concentrazione di cianuro è inoltre regolarmente misurata.
Nulla però restituirà al luogo quell’immenso patrimonio naturale, completamente distrutto dall’uomo.
Fonti di riferimento: BBC News / Ecotoxicology and Environmental Safety / Enviromental Emergency Centre / WISE uranium project
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