Roberta Ragni Bacchette di legno addio: mangia con la forchetta e salva un albero. Potrebbe essere questo lo slogan del Governo cinese, che ha richiamato il proprio popolo a cambiare le proprie abitudini per salvare gli alberi. Perché? Semplice: perché sono circa 80 miliardi i paia di bacchette usa e getta prodotti ogni anno in Cina, come rivelano le stime presentate da un membro del parlamento cinese.
Anche la Cina dichiara guerra all’usa e getta e in particolare alle bacchette di legno monouso che causa della distruzione di 20 milioni di alberi l’anno. Ed è così che il Governo cinese ha richiamato il proprio popolo a cambiare le proprie abitudini per salvare gli alberi. Perché? Semplice: sono circa 80 miliardi le paia di bacchette usa e getta prodotte ogni anno in Cina, come rivelano le stime presentate da un membro del parlamento cinese.
“Abbiamo bisogno di cambiare le nostre abitudini e incoraggiare le persone ad utilizzare le posate“, ha detto senza mezzi termini il deputato cinese Bo Guangxin, durante la sessione annuale del parlamento attualmente in corso a Pechino, che è anche presidente della Jilin Forestry Industry Group.
La produzione di bacchette monouso in Cina richiederebbe, infatti, un taglio di circa 20 milioni di alberi di età superiore a 20 anni ogni anno, tanto quanto basta a ricoprire 360 volte la famosa piazza Tiananmen, nel centro di Pechino con i tipici utensili.
Non a caso la Cina è il più grande importatore mondiale di legno. Per ridurre gli sprechi di legname., già nel 2006 aveva imposto una tassa del 5% sulle bacchette usa e getta, così come per i pavimenti in legno. La domanda di legno straniero nel Pese orientale è triplicato dal 2000, raggiungendo 180 milioni di metri cubi nel 2011, spiegava un report dell’Environmental Investigation Agency dello scorso anno.
Questo crescente appetito per il legname, con almeno un decimo delle forniture provenienti da fonti illegali, fa sì che “il destino di gran parte delle foreste naturali del pianeta sia nelle mani della Cina“, concludeva il rapporto.
Roberta Ragni
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