L’Australia sta per trasformare in area protetta più della metà del suo territorio oceanico

L'Australia ha annunciato l'ampliamento del parco marino subantartico delle isole Heard e McDonald, raggiungendo così la protezione del 52% delle sue acque. Secondo scienziati e gruppi ambientalisti, però, alcuni importanti aree per pinguini, albatros e foche non sono state adeguatamente protette

Un nuovo capitolo nella protezione degli oceani si è aperto in Australia: il Governo ha annunciato l’espansione del parco marino subantartico delle isole Heard e McDonald, una zona remota situata a circa 4.000 chilometri a sud-ovest di Perth. L’annuncio, proposto con entusiasmo dal ministro dell’ambiente Tanya Plibersek, è stato presentato come una vittoria storica per la conservazione marina.

L’Australia proteggerà presto il 52% del suo territorio oceanico, più di qualsiasi altro Paese al mondo,” ha affermato Plibersek durante una conferenza stampa. “Questa non è solo una grande vittoria per l’Australia, ma una grande vittoria per il mondo.”

L’espansione aggiunge oltre 300.000 chilometri quadrati di oceano protetto, quadruplicando la dimensione del parco marino delle isole Heard e McDonald. Secondo Plibersek, questo sforzo supera l’obiettivo globale del 30% di protezione marina entro il 2030, sottoscritto dall’Australia due anni fa. Le isole Heard e McDonald, dichiarate “rifugio per la fauna selvatica”, ospitano ghiacciai, zone umide e gli unici vulcani attivi del Paese, oltre a specie uniche come pinguini reali, albatros e otarie.

Le critiche degli scienziati

Nonostante il traguardo sembri un successo, gli scienziati e i gruppi ambientalisti sono meno entusiasti e hanno avanzato critiche significative.

Un’alleanza di 27 gruppi sotto l’egida di Save Our Marine Life ha accolto l’espansione con favore, ma ha evidenziato che molte aree chiave per specie a rischio non hanno ottenuto la protezione adeguata. “Importanti canyon sottomarini e montagne sottomarine, che ospitano biodiversità uniche, non sono stati inclusi nei santuari,” ha dichiarato Fiona Maxwell, responsabile nazionale degli oceani del Pew Charitable Trusts.

Maxwell ha spiegato che il rapporto scientifico dello stesso governo australiano ha sottolineato che le aree di foraggiamento per albatros, pinguini macaroni e altre specie marine non sono state protette adeguatamente. “L’espansione è sicuramente significativa, ma è una rara occasione persa per offrire una protezione di livello mondiale per queste aree critiche,” ha aggiunto. Molti scienziati ritengono che la decisione di lasciare queste zone vulnerabili senza il massimo livello di protezione minacci la biodiversità dell’area.

La pesca nelle aree protette

Un altro aspetto che preoccupa gli scienziati è la presenza della pesca commerciale nelle aree marine protette. Richard Leck, responsabile degli oceani del WWF, ha espresso preoccupazione sul fatto che la pesca sia ancora consentita in aree ad alto valore conservativo. “Sebbene questa espansione sia un passo positivo, resta una grande opportunità mancata. Non possiamo proteggere efficacemente un ecosistema marino se consentiamo attività che lo danneggiano direttamente,” ha affermato Leck.

In Australia, infatti, alcune attività umane, come la pesca e persino l’attività mineraria, possono essere consentite in alcune aree dei parchi marini. Questo compromesso solleva domande sulla reale efficacia della protezione, soprattutto in aree così ricche di biodiversità.

Gli impatti del cambiamento climatico

Il cambiamento climatico gioca un ruolo fondamentale nella tutela di queste aree remote e fragili.

Situate a soli 1.700 chilometri dall’Antartide, le isole Heard e McDonald sono uno dei luoghi meno disturbati dagli esseri umani sul pianeta. Tuttavia, il riscaldamento globale sta modificando velocemente l’equilibrio dell’Oceano Antartico. “Il cambiamento climatico sta influenzando tutto, dal krill alle balene,” ha spiegato Darren Kindleysides, amministratore delegato dell’Australian Marine Conservation Society. “Senza un’adeguata protezione, non possiamo garantire che questi ecosistemi marini possano adattarsi e sopravvivere.”

Gli scienziati sostengono che, per rafforzare la resilienza di queste aree agli impatti del cambiamento climatico, siano necessari santuari marini estesi e privi di attività umane dannose, come la pesca. Tuttavia, le recenti decisioni del governo sembrano essere solo un passo nella giusta direzione, piuttosto che la soluzione completa.

La comunità scientifica avverte che l’entusiasmo per l’espansione dei parchi marini non dovrebbe oscurare le aree che rimangono senza adeguata protezione. Save Our Marine Life ha ricordato che meno del 25% delle aree marine protette australiane è coperto da santuari “no-take”, cioè zone dove non sono permesse attività come la pesca. Ciò solleva dubbi sull’affermazione del governo secondo cui l’Australia protegge più oceano di qualsiasi altro Paese.

“L’anno scorso, il governo ha dimostrato una leadership globale espandendo il parco marino attorno all’isola Macquarie. Quest’anno, invece, ha perso l’occasione di fare lo stesso per Heard e McDonald,” ha dichiarato Kindleysides. La prossima revisione del parco marino non avverrà prima del 2025, lasciando così diverse questioni irrisolte.

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