Migliaia di persone hanno occupato a nuoto o in kayak il più grande porto di carbone del mondo

109 persone sono state arrestate dopo aver occupato a nuoto o con i kayak il porto di Newcastle, in Australia, per protestare contro l’inazione climatica

Centinaia di attivisti hanno occupato a nuoto o con i kayak la corsia di navigazione del porto di Newcastle, in Australia, per protestare contro l’inazione climatica. Situato a circa 170 km da Sydney, il porto di Newcastle è il più importante terminal del Paese per le spedizioni di carbone.

Questo blocco di due giorni del più grande porto di carbone del mondo ha però provocato 109 arresti. Le autorità hanno motivato il provvedimento sostenendo che l’interruzione ha impedito a oltre mezzo milione di tonnellate di carbone di lasciare il Paese. L’Australia è il secondo esportatore di carbone al mondo e dipende dal combustibile fossile per il proprio fabbisogno elettrico.

Circa 3.000 persone provenienti da tutta l’Australia hanno partecipato al blocco di 30 ore del fine settimana della sua corsia di navigazione, che era stato approvato dalla polizia. Tuttavia decine di manifestanti sono rimaste in acqua dopo la fine della protesta, dando vita a 109 arresti, tra cui cinque minori che sono stati successivamente rilasciati.

La protesta contro lo scarso impegno del governo

Alla fine 104 persone sono state accusate di essersi rifiutate di lasciare il canale del porto, secondo una dichiarazione della polizia del Nuovo Galles del Sud. Rising Tide, che ha organizzato l’azione, l’ha definita “il più grande atto di disobbedienza civile per il clima nella storia dell’Australia”.

La protesta ha avuto luogo pochi giorni prima del COP28, il vertice annuale sul cambiamento climatico, che inizierà giovedì 30 novembre a Dubai. Rising Tide ha dichiarato di volere che il governo di Anthony Albanese tassi le esportazioni di carbone termico e cancelli nuovi progetti di combustibili fossili.

L’Australia è stata a lungo considerata un ritardatario in materia di clima, ma Albanese ha promesso di “unirsi allo sforzo globale” per ridurre le emissioni quando è entrato in carica nel 2022. Da allora, il suo governo ha inserito nella legge un obiettivo di riduzione delle emissioni del 43% entro il 2030, rispetto al precedente impegno della nazione del 26-28%.

Questa differenza equivale all’eliminazione delle emissioni dell’intero settore dei trasporti o dell’agricoltura australiano. Nonostante questo, Albanese si è anche rifiutato di mettere completamente al bando i nuovi progetti sui combustibili fossili e ha dato il via libera a quattro nuove miniere di carbone dallo scorso maggio, con altri 25 progetti in attesa di approvazione.

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