Sono ancora nelle mani delle autorità russe i 30 attivisti di Greenpeace arrestati dopo aver tentato di scalare la piattaforma petrolifera offshore di proprietà di Gazprom, per protestare contro le trivellazioni nell'Artico. E adesso, gli attivisti, tra cui anche un italiano, sarebbero accusati addirittura di pirateria
Sono ancora nelle mani delle autorità russe i 30 attivisti di Greenpeace arrestati dopo aver tentato di scalare la piattaforma petrolifera offshore di proprietà di Gazprom, per protestare contro le trivellazioni nell’Artico. E adesso, gli attivisti, tra cui anche un italiano, sarebbero accusati addirittura di pirateria.
Ieri intanto la nave di Greenpeace, l’Arctic Sunrise, con a bordo le 30 persone, è stata portata nei pressi del porto di Murmansk dopo essere stata abbordata dalle autorità russe la scorsa settimana a seguito della protesta pacifica contro le trivellazioni petrolifere nell’Artico. L’imbarcazione dell’associazione è arrivata a rimorchio nel fiordo vicino a Murmansk intorno alle 10:00 ora locale accompagnata da un rimorchiatore e dalla nave della Guardia Costiera russa Ladoga.
Secondo quanto illustrato da Greenpeace, a detta di alcuni presunti esperti indipendenti, l’imbarco sarebbe stato illegale secondo il diritto internazionale. E con un comunicato, citato dall’associazione, le autorità russe hanno annunciato che il Northwestern Federal District Investigations Directorate ha aperto un procedimento penale carico degli attivisti per possibili reati di pirateria.
Ma gli avvocati dell’associazione hanno già richiesto l’accesso immediato ai 30 attivisti che sono stati detenuti da oltre quattro giorni senza assistenza legale o consolare. Non è ancora noto se la Russia intende presentare una denuncia formale e Greenpeace dal canto suo non ha ricevuto alcun contatto ufficiale da parte delle autorità sovietiche.
“I nostri attivisti sono motivati solo da una fede appassionata nella necessità di proteggere l’Artico dalle sconsiderate trivellazione petrolifere e dal cambiamento climatico. Chiediamo il loro immediato rilascio” ribadisce Kumi Naidoo direttore esecutivo di Greenpeace International. “L’attivismo pacifico è fondamentale visto che i governi di tutto il mondo non sono riusciti a rispondere ai terribili avvertimenti scientifici sulle conseguenze dei cambiamenti climatici nell’Artico e altrove”.
Naidoo ribadisce inoltre che Greenpeace non si farà intimidire dalle “accuse assurde”. Per questo, è già stata organizzata un’iniziativa collettiva per chiedere l’immediato rilascio degli attivisti, inviando una mail all’ambasciata russa del proprio paese.
Francesca Mancuso
Foto: Greenpeace International
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