Quattro attivisti di Greenpeace International stanno occupando la piattaforma nel cuore del Mar del Nord, chiedendo di bloccare le trivellazioni inquinanti
Non si fermano le proteste degli attivisti di Greenpeace contro l’utilizzo dei combustibili fossili. Quattro membri dell’associazione ambientalista hanno occupato una piattaforma petrolifera di proprietà del colosso dei carburanti Shell, diretta ai giacimenti che si trovano nel Mar del Nord, portando un messaggio ben chiaro:
Stop drilling. Start pay. (Basta trivellare. Iniziate a pagare.)
I quattro – un americano, un argentino, un turco e un britannico – sono riusciti a salire a bordo della White Marlin, una nave da carico che trasporta una piattaforma di stoccaggio e scarico di Shell. Si tratta di una piattaforma chiave per lo sblocco di otto nuovi pozzi nel giacimento di petrolio e gas Penguins North Sea.
Gli attivisti sono pronti a restare a bordo della nave per tutto il tempo necessario ad accendere i riflettori sulla dolorosa questione delle trivellazioni in mare, altamente inquinanti e lesive per gli ecosistemi oceanici: hanno con sé scorte alimentari e tutto il necessario per far durare la loro protesta diversi giorni.
Entriamo in azione perché ogni volta che la compagnia estrae combustibili fossili provoca un’ondata di morte, distruzione e sfollati in tutto il mondo, colpendo le persone e le popolazioni meno responsabili dell’attuale crisi climatica – spiega Yeb Saño, direttore esecutivo di Greenpeace Sud East Asia.
L’azienda, insieme a tutta l’industria fossile, ha portato la crisi climatica nelle nostre case e tra le nostre famiglie. Per questo continueremo a perseguire le aziende fossili in mare, nelle assemblee degli azionisti, nei tribunali, nei loro quartier generali e online: non ci fermeremo fino a quando giustizia climatica non sarà fatta, finché chi inquina e devasta il nostro Pianeta non avrà pagato.
La protesta prosegue anche sulla terra ferma: ieri mattina, a Londra, un secondo gruppo di attivisti di Greenpeace UK ha dato vita a un’azione di protesta presso il quartiere generale di Shell, che proprio in questi giorni ha annunciato profitti record per oltre 32 MILIARDI di sterline (39,9 miliardi di dollari).
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Fonte: Greenpeace
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