Piantata la bandiera al polo nord per proteggere l’artico. Con Greenpeace anche Ezra Miller

Spinto dalla paura per il futuro di questo pianeta, anche l'attore statunitense Ezra Miller, star di "We need to talk about Kevin", si è unito a tre giovani attivisti e a un equipaggio di supporto in una drammatica e difficoltosa spedizione al Polo Nord. Miller e altri 15 membri del Progetto Aurora, organizzato da Greenpeace come parte della campagna Save The Artic, ha lasciato una base russa il 7 aprile per un lungo pellegrinaggio tra i ghiacci marini del polo

Spinto dalla paura per il futuro di questo pianeta, anche l’attore statunitense Ezra Miller, star di “We need to talk about Kevin”, si è unito a tre giovani attivisti e a un equipaggio di supporto in una drammatica e difficoltosa spedizione al Polo Nord. Miller e altri 15 membri del Progetto Aurora, organizzato da Greenpeace come parte della campagna Save The Artic, ha lasciato una base russa il 7 aprile per un lungo pellegrinaggio tra i ghiacci marini del polo.

L’obiettivo era quello di piantare una bandiera di titanio a quattro chilometri di profondità sul fondo dell’oceano, nel punto più a Nord del Pianeta. E, dopo quasi otto giorni di cammino, gli attivisti di Greenpeace hanno raggiunto il Polo Nord geografico e, dopo aver praticato un buco nello strato di ghiaccio, hanno calato la capsula di titanio e vetro sul fondale con la bandiera.

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Insieme ai rappresentati delle comunità indigene dell’Artico, gli attivisti hanno simbolicamente reclamato con questo gesto tutta l’area come patrimonio di tutta l’umanità, chiedendo l’istituzione di un Santuario Globale per la protezione dell’Artico.

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All’interno della capsula ci sono, infatti, i quasi tre milioni di nomi di coloro che, in ogni parte del mondo, hanno firmato per difendere l’Artico dalle esplorazioni petrolifere e dalla pesca industriale ed eccessiva (anche durante un concerto dei Radiohead a Roma). Una telecamera installata sulla capsula ha registrato le immagini della discesa sul fondale.

Piantando questa bandiera speriamo di ispirare all’azione i giovani di tutto il mondo, così come i loro governi, affinché proteggano l’ultimo paradiso incontaminato del Pianeta. Siamo qui per dire che quest’area dell’Artico non appartiene né a governi né a multinazionali, ma è patrimonio comune dell’umanità e che le compagnie petrolifere non possono metterlo in pericolo”, ha detto il giovane e sensibile attore, che, prima di partire, aveva raccontato ai giornali di essere rimasto colpito dalla potenza dell’uragano Sandy, vissuto in prima persona.

Roberta Ragni

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