L'acidificazione avviene più velocemente nella regione artica a causa dello scioglimento dei ghiacciai e dell'aumento delle temperature marine
Il processo di acidificazione degli oceani si sta velocizzando sempre più a causa delle quantità sempre maggiori di anidride carbonica nell’atmosfera, che fanno abbassare il pH dell’acqua. Le sue conseguenze per gli ecosistemi marini sono disastrose.
La salinità e la temperatura dell’acqua aumentano, e ciò favorisce la formazione di alghe. Inoltre, un’acqua troppo acida mina la sopravvivenza di crostacei e coralli, poiché è povera di ioni carbonato – essenziali per costruire gusci e scheletri (come dimostrato da questo studio).
Ora gli scienziati lanciano un nuovo allarme: l’acidificazione dell’Oceano Artico occidentale sta avvenendo da tre a quattro volte più velocemente rispetto ad altri bacini oceanici. Ciò è dovuto alla rapida perdita di ghiaccio marino nella regione (per effetto del riscaldamento globale): più la copertura ghiacciata si perde, più l’acqua del mare è esposta all’inquinamento atmosferico, più velocemente assorbe CO2.
Lo studio, pubblicato dalla rivista scientifica Science, è stato condotto da ricercatori cinesi e statunitensi. essi hanno confrontato i tassi di inquinamento e acidificazione di tutti gli oceani del mondo: Atlantico, Pacifico, Indiano, Antartico e subantartico.
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È emerso che, mentre negli altri sistemi oceanici il processo di acidificazione avanza con l’aumentare di diossido di carbonio nell’atmosfera, nel caso dell’oceano artico si ha una doppia natura dell’acidificazione – quella del peggioramento della qualità dell’aria e quella dell’aumento della superficie marina esposta all’atmosfera inquinata.
Confrontando i dati e i campioni d’acqua raccolti nell’area fra il 1994 e il 2020, si è visto come il processo di acidificazione stia avvenendo fino a quattro volte più velocemente rispetto agli altri oceani sul Pianeta. E le previsioni per i prossimi anni sono tutt’altro che rosee: se il ghiaccio marino continua a svanire nell’Artico occidentale, il processo potrebbe intensificarsi ad un ritmo sempre più veloce.
Questi risultati fanno seguito a un altro studio, pubblicato lo scorso agosto, in cui gli scienziati denunciavano il riscaldamento estremo delle acque dell’Oceano Artico – anche in questo caso, fino a quattro volte rispetto alla media delle acque globali negli ultimi 43 anni. Un aumento più veloce delle temperature contribuisce, ovviamente, anche all’aumento dell’acidificazione.
Gli scienziati sono certi che questa pesante alterazione delle acque artiche avrà enormi conseguenze per la vita marina non solo in questo oceano, ma anche a latitudini molto lontane. La portata delle conseguenze e dei danni che dovremo fronteggiare nei prossimi anni è ancora sconosciuta – e non è detto che possano essere trovate soluzioni ad essi.
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Fonte: Science
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