L'Italia sarà giudicata dalla Corte di Giustizia UE per le quantità eccessive di arsenico nelle acque di alcune aree del viterbese
L’Italia sarà sottoposta a giudizio dalla Corte di Giustizia UE per le quantità troppo alte di arsenico nelle acque potabili di alcune aree del viterbese: se alcune zone sono state messe a norma, molto c’è ancora da fare per rendere l’acqua potabile e prevenire l’insorgenza di malattie come il cancro.
La Commissione Europea ha chiesto alla Corte di Giustizia UE di deferire il nostro paese per l’eccessiva presenza di arsenico negli acquedotti pubblici. In pratica, l’Italia non avrebbe rispettato la direttiva comunitaria sull’acqua potabile, in sei comuni della provincia di Viterbo (Bagnoregio, Civitella d’Agliano, Fabrica di Roma, Farnese, Ronciglione e Tuscania) in cui i livelli di arsenico nell’acqua potabile superano i valori stabiliti dalla direttiva stessa.
Non è la prima volta che l’Italia subisce un ‘richiamo’ da parte della Commissione Europea sul tema: già nel 2019 la Commissione aveva segnalato irregolarità in 16 aree di approvvigionamento idrico della provincia di Viterbo, e ad oggi la situazione è stata regolarizzata solo in 10 di queste.
Sebbene la Commissione accolga con favore sia l’adozione da parte dell’Italia di misure che vietano o limitano l’approvvigionamento idrico nelle zone interessate, sia l’invio ai consumatori di informazioni sulla situazione, ad oggi sei zone di approvvigionamento idrico non sono ancora pienamente conformi alla direttiva. La Commissione deferisce quindi l’Italia alla Corte di giustizia.
Secondo la direttiva 98/83/CE del 3.11.1998 sull’acqua potabile, è obbligo di ogni Stato Comunitario garantire la salubrità delle acque destinate al consumo umano. La Commissione fornisce in tal senso limiti sulla presenza di sostanza nocive nell’acqua che non devono essere superati affinché questa possa essere definita ‘potabile’. Per quanto riguarda l’arsenico, il limite massimo stabilito è di 10 microgrammi per litro, mentre in alcune zone del viterbese i valori sono anche 5 volte più alti.
L’arsenico è considerato un agente cancerogeno di classe 1 (ovvero che presenta sufficienti evidenze di cancerogenicità negli esseri umani) dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro: ci sono evidenze scientifiche che collegano direttamente l’esposizione all’arsenico con patologie tumorali come tumore al polmone, alla vescica, ai reni e alla cute. Inoltre, il metallo è un interferente endocrino e la sua presenza nel corpo umano compromette la funzionalità ormonale con conseguenze importanti sul sistema cardiovascolare, neurologico e metabolico. Per questo motivo la quantità di questa sostanza contenuta nelle acque potabili dovrebbe essere pari a zero.
Fonte: Commissione Europea
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