Il continente Antartico si sta sciogliendo ad un ritmo vertiginoso a causa dei cambiamenti climatici. I dati ricavati e incrociati di diversi satelliti dimostrano che in soli 3 anni di ricerca sono andati perduti 204 miliardi di tonnellate US di ghiaccio all'anno. Una diminuzione così elevata da aver influenzato la gravità terrestre. Lo conferma una ricerca apparsa su Geophysical Research Letters.
È purtroppo realtà. Il continente Antartico si sta sciogliendo ad un ritmo vertiginoso a causa dei cambiamenti climatici. I dati ricavati e incrociati di diversi satelliti dimostrano che in soli 3 anni di ricerca sono andati perduti 204 miliardi di tonnellate US di ghiaccio all’anno. Una diminuzione così elevata da aver influenzato la gravità terrestre. Lo conferma una ricerca apparsa su Geophysical Research Letters.
È proprio grazie ai dati ricavabili dalla gravità che si è giunti a questa scoperta. Ma cosa dice esattamente questo studio?
In primo luogo, come tutti sanno, l’Antartide è un continente ricoperto di ghiaccio che si espande anche sull’oceano sotto forma di piattaforme e banchise. Quindi parliamo di enormi masse di materiale ghiacciato che, a causa dei cambiamenti climatici, si sciolgono più velocemente, diventano più instabili e trasferiscono questa loro massa nell’oceano. Queste perdite eccessive hanno permesso di registrare leggere variazioni del campo gravitazionale della Terra in quella parte del mondo. Sono infatti state evidenziate dalle rilevazioni satellitari e ci hanno permesso di studiare e misurare la diminuzione di ghiaccio in termini di massa totale.
Ovviamente sono fluttuazioni che non sono percepibili se non da strumenti adatti allo scopo come il satellite Ocean State Circulation Explorer o GOCE dell’ Agenzia Spaziale Europea (ESA) che ha permesso di calcolare il ghiaccio perso in Antartide occidentale nel corso degli ultimi anni.
GOCE è un satellite con il compito di fornire misurazioni per la creazione di un modello gravitazionale più preciso per una migliore comprensione dei molti aspetti del nostro pianeta. In sostanza la forza di gravità sulla superficie terrestre varia leggermente da un luogo all’altro a causa di fattori come la rotazione del pianeta e la posizione delle montagne e fosse oceaniche. Per i satelliti in orbita, siano essi artificiali o naturali come la Luna, la gravità è un fattore importante poiché influisce sulla loro velocità. Facciamo un esempio pratico: la catena montuosa dell’Himalaya pesa moltissimo sulla crosta terrestre che sarà quindi più spessa rispetto a quella sotto l’oceano che è più sottile. Queste differenze possono esercitare una forza di attrazione gravitazionale leggermente diversa. Come risultato, un satellite che passa sopra una zona con maggiore massa accelera leggermente, e rallenta sopra uno di massa inferiore. La rilevazione di questi dati ha permesso di individuare la forma che la superficie degli oceani prenderebbe sotto l’influenza della sola forza di gravità e della rotazione, in assenza di altre influenze come venti e maree. Questa forma è chiamata geoide.
Goce Ha orbitato per 4 anni intorno alla Terra trasmettendo i dati rilevati da queste piccole fluttuazioni nella gravità rispetto ai diversi punti del nostro pianeta. Queste informazioni sono molto puntuali ma non danno informazioni su scala temporale. Per questo gli scienziati dell’ Istituto di ricerca Delft University of Technology nei Paesi Bassi, il Jet Propulsion Lab in USA e l’Università Tecnica di Monaco di Baviera, hanno incrociato le misure con i dati ricavati da un altro studio satellitare di Nasa e Gemania, il Gravity Recovery and Climate Experiment o GRACE che ha fornito informazioni per 10 anni, misurando il cambiamento di massa in Antartide. I dati di GRACE quindi permettono di mappare i cambiamenti nella massa nel corso del tempo. Ma mentre molti processi geologici sono lenti per i satelliti, il cambiamento climatico si sta rivelando invece un fenomeno di rapida evoluzione. La precisione di GOCE e i dati più grossolani di GRACE sono stati sovrapposti e applicati per valutare i bacini idrografici presenti nel settore del Mare di Amudsen nella calotta antartica occidentale, con particolare attenzione a tre ghiacciai. Questo settore è considerato un importantissimo indicatore dei livelli di raffreddamento/riscaldamento del continente.
L’analisi dei dati ha dato un risultato sconcertante. Tra il 2009 e il 2012, gli anni nei quali il GOCE ha lavorato, la quantità di gravità in Antartide è diminuita notevolmente, il che corrisponde ad un perdita di massa ghiacciata di notevole portata.
Queste misure di gravità sono state poi comparate con altri studi come il CryoSat, che misura le variazioni di altezza del ghiaccio tramite un metodo molto preciso noto come altimetria e ricava così informazioni sulla quantità di ghiaccio perso. Il cambiamento climatico sta influenzando in modo rapido e drammatico questa parte del pianeta.
I ricercatori hanno scoperto che nei tre anni di studio nel settore del Mare di Amudsen si sono persi circa 185 miliardi di tonnellate (204 miliardi di tonnellate di ghiaccio US) ogni anno. Per avere un’idea della portata mostruosa del danno, basti pensare che l’intera umanità pesa circa 287 milioni di tonnellate (316 milioni di tonnellate US). Quindi, ciascuno dei tre ghiacciai perde più massa di ghiaccio che il peso di tutti gli esseri umani messi insieme.
Solo i tre ghiacciai! E se dovessimo avere i dati completi dell’intero continente, quali sarebbero le cifre?
Le lastre di ghiaccio dell’Antartico occidentale destano particolare preoccupazione: se si dovessero sciogliere completamente porterebbero ad alzare il livello globale del mare in modo pericoloso.
È ormai da anni evidente come il cambiamento climatico stia influenzando il nostro mondo e lo stia portando al di fuori dei suoi equilibri. Sembra quasi di percepire mano a mano che gli studi ci confermano le conseguenze più gravi come la relisienza della Natura stia cedendo e non può che suscitare sdegno l’indifendibile superficialità dell’uomo davanti ai suoi stessi errori.
Eppure esiste la consapevolezza del problema e l’impegno a riparare, ma a quando i veri e grandi risultati? Se va avanti così, potrebbe essere davvero troppo tardi.
Cristiana Priore
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