Una nuova spedizione di Greenpeace scopre preoccupanti livelli di inquinamento da plastica in Antartide
Una nuova spedizione di Greenpeace scopre preoccupanti livelli di inquinamento da plastica in Antartide
È uno scenario cui non ci dobbiamo abituare quello della plastica nei mari, anche se riguarda posti a noi molto lontani, anche se riguarda l’Antartide. Una nuova spedizione di Greenpeace proprio in Antartico ha messo in luce ancora una volta la presenza di microplastiche e altre sostanze chimiche nel mare e nella neve. Anche qui dove, crediamo, l’influenza massiccia dell’uomo è lontana anni luce.
Intenti nella creazione della più grande area protetta sulla Terra – un santuario di 1,8 milioni di chilometri quadrati nel Mare di Weddell, nell’Oceano Antartico – gli ambientalisti di Greenpeace (il progetto è stato proposto dall’Ue e una decisione verrà presa in occasione del prossimo incontro dell’Antarctic Ocean Commission, il prossimo ottobre) hanno raccolto dei campioni e svolto delle analisi.
E qui, in un luogo che ha fondali marini unici al mondo, si sta giocando con la sopravvivenza di una biodiversità eccezionale.
Dalle analisi di Greenpeace, in sette campioni su otto di acque superficiali sono state trovate microplastiche e microfibre (almeno un frammento di microplastica per litro). In più, su nove campioni di particolato marino raccolti con la rete manta, due contenevano frammenti di microplastica. E non solo: le analisi di Greenpeace hanno anche documentato in Antartide la presenza di sostanze contaminanti come i PFAS (sostanze perfluoroalchiliche).
“Siamo abituati a pensare all’Antartide come a una terra remota e incontaminata – dice Frida Bengtsson della campagna di Greenpeace per la protezione dell’Antartide – ma ormai l’impronta dell’uomo è evidente, dall’inquinamento ai cambiamenti climatici, fino alla pesca industriale al krill. Questi risultati mostrano che anche le zone più remote dell’Antartide sono contaminate dalla microplastica e da sostanze chimiche pericolose. È fondamentale agire alla radice per porre fine alla presenza di queste sostanze inquinanti in Antartide, e bisogna istituire un Santuario antartico che garantisca protezione a pinguini, balene e all’intero ecosistema”.
Plastica trovata ovunque, quindi, dall’Artide all’Antartide e nel punto più profondo dell’oceano, nella Fossa delle Marianne.
“Abbiamo bisogno di un’azione urgente per ridurre la quantità di plastica nei nostri mari e creare riserve marine su vasta scala – come un grande Santuario antartico, già richiesto da oltre un milione e mezzo di persone – per proteggere la vita marina e i nostri oceani per le future generazioni”, rimarca Giuseppe Ungherese, della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
E così, ahinoi, anche in Antartide è stato trovato ogni genere di rifiuto anche dell’industria ittica, come boe, reti e teloni. Così come, del resto, anche nel ghiaccio del Mar Glaciale Artico. Una dispersione di microplastiche e altre sostanze chimiche che ci tocca da vicino più di quanto si pensi.
Leggi il rapporto “Microplastics and persistent fluorinated chemicals in the Antarctic“.
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Germana Carillo