La plastica che usi una volta tortura gli oceani per sempre. Animali intrappolati nei sacchetti per sensibilizzare contro l’inquinamento e invitare l’opinione pubblica e le grandi aziende produttrici, a comportamenti virtuosi.
La plastica che usi una volta tortura gli oceani per sempre. Animali intrappolati nei sacchetti per sensibilizzare contro l’inquinamento e invitare l’opinione pubblica e le grandi aziende produttrici, a comportamenti virtuosi.
Una nuova campagna di Sea Shepherd con immagini molto forti che mostrano foche, tartarughe e altri animali in agonia perché intrappolati nella plastica. È ciò che succede ogni giorno nei nostri mari: solo qualche giorno fa, vi abbiamo parlato della tartaruga trovata con la bocca piena di plastica o ancora di quella in Calabria che trascinava la ruota di una bicicletta.
Per questo la Ong che si occupa del mare e dei suoi abitanti, ha realizzato delle pubblicità 3D assieme a Tribal Worldwide São Paulo e DDB Guatemala con la scritta: “La plastica che usi una volta tortura gli oceani per sempre”. E la colpa è nostra.
Le foto sono d’impatto proprio per creare consapevolezza sull’inquinamento degli oceani. Si stima che dall’inizio dell’anno sono più di 700 le specie marine che sono morte o sono rimaste impigliate nella plastica.
“Il nostro obiettivo è quello di porre rimedio a questa situazione, raggiungendo il maggior numero possibile di persone per far capire che con piccole accortezze queste immagini possono essere evitate”, spiega Guiga Giacomo direttore creativo ssecutivo al Tribal Worldwide di San Paolo di Sea Shepherd.
La campagna ha subito diverso critiche, ma queste foto riprodotte al computer, sono più o meno identiche a quelle che vediamo nella realtà.
“Gli scienziati avvertono che nel 2050 ci sarà più plastica negli oceani rispetto ai pesci nel mare”, ha detto il fondatore e presidente del Sea Shepherd, Capitano Paul Watson, concludendo, “se gli oceani muoiono, moriamo anche noi”.
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Dominella Trunfio